28 novembre 2016

REFERENDUM COSTITUZIONALE. UN “NO” CONTRO LE PSEUDO-RIFORME


Mancano pochi giorni al 4 dicembre, data del Referendum sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi che ha spaccato il Paese dopo una lunga ed estenuante campagna elettorale.
I due fronti sono al loro interno eterogenei, i cittadini sanno bene che davanti a quesiti così divisivi può accadere che posizioni solitamente opposte convergano (anche con motivazioni differenti).
La Costituzione, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, ha già avuto alcune modifiche nel corso della sua vita, non sarebbe la prima volta, ma mai sono state pensate e scritte così tante modifiche insieme: oltre 40 articoli!
Superamento del bicameralismo paritario, riduzione del numero dei parlamentari, contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.
Questi i temi del Referendum (a prima vista condivisibili). Ma non sarà suddiviso in più quesiti, dovremo scegliere un unico Si o un unico No a tutte queste delicate e importantissime misure proposte dal governo.
Non so quante persone avranno un’idea chiara su questa riforma ma una cosa è certa oggi i cittadini non si basano esclusivamente sulle indicazioni date dai partiti: sono più maturi, magari più lontani dalla politica legata alle istituzioni, magari meno idealisti, certamente più autonomi nel sviluppare una propria opinione.
Io, per esempio, sono un socialista ma in questa occasione non rispecchio il volto del mio partito, il PSI.
Da uomo libero voterò No.
In qualche modo è proprio il mio ideale socialista che mi spinge a optare per questa scelta e non sono l’unico.
Sì è formato anche un Comitato Socialista per il No, al quale non aderisco (anche se ne promuovo le ragioni) per evitare ulteriori spaccature all’interno del nostro piccolo partito.
Così come lotto nel mio piccolo per l’unità dei socialisti difendo l’unità del popolo italiano lacerato da 10 milioni di poveri, da costanti flussi di profughi e immigrati clandestini, da catastrofi idrogeologiche e terremoti, da otto anni di crisi economica, da nuove forme di schiavitù introdotte da governi che in realtà avrebbero dovuto difendere i lavoratori e le lavoratrici, da una classe politica indegna che forse prima di cambiare la Costituzione dovrebbe farsi un bell’esame di coscienza.
Dico NO all’antipolitica, sono le attuali figure che siedono in Parlamento che non rappresentano la Politica (con la P maiuscola appunto).
Se i vari Renzi, Lupi, Verdini, Alfano, Casini pensano di prenderci in giro mostrandosi come politici anti-casta fanno un clamoroso tonfo nell’acqua.
Inglesi e americani ci hanno ricordato che la sovranità spetta al popolo.
Mi dispiace per l’uscita dalla UE della Gran Bretagna, mi preoccupa (ma non mi spaventa) l’elezione di Trump alla Casa Bianca: indipendentemente dalle scelte che hanno fatto queste grandi democrazie liberali, e che dobbiamo rispettare, si prospetta un periodo nel quale (dopo instabili cicli economici e gravi disagi sociali) i cittadini alzano e alzeranno la testa.
Il popolo è sovrano e farà la scelta che riterrà più opportuna.
Lo ricordiamo soprattutto alle ingerenze dei giornali che rappresentano la finanza estera, davvero nauseanti con le loro condanne e infauste previsioni.
Qualcuno li ha cavalcati e la campagna referendaria è degenerata: i toni del dibattito politico si sono accesi oltre ogni misura.
Mi rifiuto di buttarmi nella mischia.
La vita reale è fatta dal sudore e dall'impegno delle persone, dei lavoratori, degli imprenditori.
Il PIL si muove grazie a loro non certo per qualche misero provvedimento legislativo.
Quindi ora basta! Ci ricorderemo alle prossime elezioni di chi sa solo offendere o gettare fango e chi farà invece i conti con la vita dei cittadini.
Abbiamo bisogno di uno Stato più efficiente, di meno burocrazia, di applicazioni severe delle norme di legge già esistenti e non di pseudoriforme che non stravolgono affatto l’assetto dello Stato ma rendono più confuse alcune procedure e fingono di mostrarci un’Italia che guarda al futuro.
I socialisti da anni chiedono un’assemblea costituente. Oggi vedo che sono in tanti a proporla.
Se vince il No è proprio da qui che si deve ripartire, da una condivisione totale dell’architrave dello Stato.
Il Riformismo non è un mero calcolo matematico, un contentino per coloro che rivendicano da anni una riduzione dei costi della politica.
Il Riformismo è un processo di cambiamento democratico radicale, alternativo ai massimalismi rivoluzionari.

Il manifesto di propaganda del "Comitato Socialista per il NO"

Nessun commento:

Posta un commento