5 febbraio 2018

ELEZIONI POLITICHE 2018: Un mese al voto.

Il 4 marzo andremo a votare per eleggere il nuovo Parlamento italiano con una pessima legge elettorale, una legge sostanzialmente proporzionale con una parvenza di maggioritario.
Non ci sono grosse possibilità di eleggere candidati dei territori, a meno che la Lista che ha compilato i “nominati” sia stata davvero attenta a questa qualità.
Qualità non da poco, dal momento che viene richiesta a gran voce da anni.
Il PD si presenta a questa tornata elettorale con un entourage spiccatamente “renziano”, se pensiamo che la minoranza espressa dopo il congresso dem arriva al 30% e oggi viene rappresentata da un 10% del totale dei candidati.
Forza Italia, con Berlusconi più rivitalizzato che mai, mostra le solite incongruenze portando con sé reazionari, moderati, razzisti, popolari, mancano i due liocorni.
I Cinque Stelle, vera rivelazione di questi ultimi anni, sono invece un movimento sempre più partito che si appresta a divenire il punto di riferimento per operai, disoccupati e precari. L’inesperienza è però un punto di debolezza, a detta di molti osservatori.
Si presentano da soli massimalisti di sinistra, Potere al Popolo; MDP/Possibile/Sinistra Italiana nella lista Liberi e Uguali guidata da Pietro Grasso che cerca di rappresentare una sinistra di governo critica; Insieme (socialisti, verdi, civici-prodiani) alleata del PD, così come la lista della Lorenzin Civica Popolare; Emma Bonino ha preferito a liste laiche un compromesso con Tabacci per dar vita alla lista +Europa.
A destra, daranno una mano a Berlusconi, i leghisti in forte ascesa guidati da Salvini; Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni che si definiscono “patrioti” (non aggiungo altro); Fitto e Lupi guidano Noi con l’Italia.
Circa un anno fa lasciai il Partito Socialista Italiano, i miei piccoli incarichi e la politica attiva.
Oggi pratico volontariato ospedaliero, che considero un concreto aiuto sociale, e rimango distaccato dalla scena politica pur coltivando il mio spirito critico, eretico, marcatamente socialista-democratico-liberale-libertario.
Devo dirvi che non sono mai stato così indeciso come oggi: è la prima volta, da quando mi è stato concesso il diritto di voto, che non mi sento rappresentato da questi schieramenti e neppure da un singolo partito o movimento.
La politica ogni anno fa un passo indietro, lascia spazio sempre più a interessi di parte senza cogliere i bisogni generali della comunità: al via le “balle elettorali” che di sicuro non lasceranno spazio ad argomenti seri, dopodiché se nessun partito avrà una maggioranza finiremo per avere una grande coalizione all’italiana o un governo tecnico, o del Presidente che dir si voglia.
Insomma il nostro voto temo non cambierà volto all’attuale classe dirigente: forse entreranno più giovani o più donne, ma saranno tutti dipendenti di un capo perché oggi la politica è personalizzazione delle idee.
Abbiamo bisogno invece di un progetto, anche a lungo termine, capace di andare oltre i leader.
Abbiamo bisogno di un progetto condiviso, a destra come a sinistra, capace di sfondare le segreterie dei partiti e imprimere l’obiettivo principale nella mente delle persone: il bene comune.
Utopia? Certo che sì.
Per questo voteremo il meno peggio e non certo il migliore.
Io stesso, probabilmente, sceglierò un voto d’opinione. Voterò una lista che porti avanti alcuni temi come la tutela del lavoro, un welfare universalistico, la redistribuzione della ricchezza, l’uguaglianza, il rispetto per l’ambiente, la difesa della Costituzione.
Voterò Liberi e Uguali, ripeto un voto d’opinione più che di appartenenza.