Non ci sono grosse possibilità di eleggere candidati dei
territori, a meno che la Lista che ha compilato i “nominati” sia stata davvero
attenta a questa qualità.
Qualità non da poco, dal momento che viene richiesta a
gran voce da anni.
Il PD si
presenta a questa tornata elettorale con un entourage spiccatamente “renziano”,
se pensiamo che la minoranza espressa dopo il congresso dem arriva al 30% e oggi
viene rappresentata da un 10% del totale dei candidati.
Forza Italia, con
Berlusconi più rivitalizzato che mai, mostra le solite incongruenze portando
con sé reazionari, moderati, razzisti, popolari, mancano i due liocorni.
I Cinque Stelle,
vera rivelazione di questi ultimi anni, sono invece un movimento sempre più
partito che si appresta a divenire il punto di riferimento per operai,
disoccupati e precari. L’inesperienza è però un punto di debolezza, a detta di
molti osservatori.
Si presentano da soli massimalisti di sinistra, Potere al Popolo; MDP/Possibile/Sinistra
Italiana nella lista Liberi e Uguali
guidata da Pietro Grasso che cerca di rappresentare una sinistra di governo
critica; Insieme (socialisti, verdi, civici-prodiani) alleata del PD, così come
la lista della Lorenzin Civica Popolare;
Emma Bonino ha preferito a liste laiche un compromesso con Tabacci per dar vita
alla lista +Europa.
A destra, daranno una mano a Berlusconi, i leghisti in forte ascesa guidati da
Salvini; Fratelli d’Italia di Giorgia
Meloni che si definiscono “patrioti” (non aggiungo altro); Fitto e Lupi guidano
Noi con l’Italia.
Circa un anno fa lasciai il Partito Socialista Italiano, i miei piccoli incarichi e la politica
attiva.
Oggi pratico volontariato ospedaliero, che considero un
concreto aiuto sociale, e rimango distaccato dalla scena politica pur coltivando
il mio spirito critico, eretico, marcatamente
socialista-democratico-liberale-libertario.
Devo dirvi che non sono mai stato così indeciso come
oggi: è la prima volta, da quando mi è stato concesso il diritto di voto, che non mi sento rappresentato da questi
schieramenti e neppure da un singolo partito o movimento.
La politica ogni anno fa un passo indietro, lascia spazio
sempre più a interessi di parte senza cogliere i bisogni generali della
comunità: al via le “balle elettorali” che di sicuro non lasceranno spazio ad
argomenti seri, dopodiché se nessun partito avrà una maggioranza finiremo per
avere una grande coalizione all’italiana o un governo tecnico, o del Presidente
che dir si voglia.
Insomma il nostro voto temo non cambierà volto
all’attuale classe dirigente: forse entreranno più giovani o più donne, ma
saranno tutti dipendenti di un capo perché oggi la politica è personalizzazione
delle idee.
Abbiamo bisogno invece di un progetto, anche a lungo
termine, capace di andare oltre i leader.
Abbiamo bisogno di un progetto condiviso, a destra come a
sinistra, capace di sfondare le segreterie dei partiti e imprimere l’obiettivo
principale nella mente delle persone: il bene comune.
Utopia? Certo che sì.
Per questo voteremo il meno peggio e non certo il
migliore.
Io stesso, probabilmente, sceglierò un voto d’opinione.
Voterò una lista che porti avanti alcuni temi come la tutela del lavoro, un
welfare universalistico, la redistribuzione della ricchezza, l’uguaglianza, il
rispetto per l’ambiente, la difesa della Costituzione.
Voterò Liberi e
Uguali, ripeto un voto d’opinione più che di appartenenza.