In questi giorni a Lipsia, con una grande cerimonia al Gewandhaus, si sono svolte le celebrazioni per i 150 anni di storia del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD).
Il 23 maggio del 1863 nacque infatti, grazie a Ferdinand
Lassalle, l'Associazione Generale degli Operai Tedeschi che prese poi il nome
attuale, nel 1890, di Sozialdemokratische Partei Deutschlands.
Freiheit, Gleichheit, Brüderlichkeit! (Libertà,
Uguaglianza, Fraternità!) recitava uno dei primi stendardi di questo movimento
politico che diede impulso, sin dalla sua nascita, alla realizzazione di
conquiste sociali che si traducevano in diritti per i lavoratori, mediante una
stretta collaborazione con i sindacati, e successivamente fu artefice di
importanti riforme garantendo istruzione gratuita, assistenza sanitaria per
tutti, salario minimo.
I socialdemocratici furono i protagonisti della Repubblica di Weimar (1919-1931)
cercando di ridare slancio alla Germania, dopo la sconfitta nella Prima Guerra
Mondiale, dotandola di una nuova Costituzione.
Ci furono poi i periodi bui a causa della crisi economica
del 1929, l’ascesa al potere del Nazismo di Hitler che definì fuori legge l’SPD
e solo con la fine della Seconda Guerra Mondiale nel 1946 riprese a rivivere quello
che oggi è considerato uno dei più antichi partiti del mondo.
Nonostante nel 1954 i socialdemocratici abbandonarono
ufficialmente il marxismo, furono
capaci di instaurare un dialogo costruttivo con i Paesi del blocco sovietico
aprendo con Willy Brandt (premio Nobel per la pace nel 1971) il periodo noto
come Ostpolitik.
Il Welfare State
promosso da Gerhard Schröder, con le riforme del suo governo (tra il 1998 e il
2005), è un punto di riferimento per tutti i partiti progressisti europei:
integrazione, politiche per la famiglia, per le donne, per l’istruzione sono i
nodi centrali che hanno dato una solida ossatura alla Germania che oggi può
certamente dirsi uno degli stati meno colpiti dall’attuale crisi economica.
La stessa cancelliera Angela Merkel, avversaria principale
del socialdemocratico Peer Steinbrück alle prossime elezioni tedesche di
settembre 2013, ha partecipato alle celebrazioni tessendo le lodi di un Partito,
l’SPD, che “ha saputo dare voce alla democrazia”.
Questo evento di Lipsia è senz’altro da tenere in
considerazione dalla sinistra riformista italiana, l’SPD si fa promotore di
allargare la vetusta Internazionale
Socialista ai partiti europei che fanno capo alla sinistra liberale o a
quella cattolica sociale.
Il Partito Socialdemocratico Tedesco ha da sempre
coniugato l’economia di mercato alla necessità di diritti e pari opportunità: l’economia sociale di mercato è sicuramente
uno dei punti comuni per tutti i partiti progressisti di stampo europeista.
Per questo è nata ora l’Alleanza Progressista
(Progressive Alliance) a cui Pier Luigi Bersani diede battesimo alla conferenza
iniziale tenutasi a Roma nel dicembre del 2012.
Il Partito Democratico dovrà continuare una stretta
collaborazione con l’SPD, il PS francese, il Labour inglese per dar voce a
politiche di crescita e ridurre quelle di rigore dei conti pubblici, quest’ultime
purtroppo considerate sino ad ora le uniche armi per sconfiggere questa grave congiuntura
economica.
L’SPD non ha mai avuto paura di cambiare nome ma ha
capito da sempre che una sinistra che guarda al progresso e si mette in
discussione deve tenere conto di due termini inseparabili: Democrazia e Socialismo.
"Dove c'è un povero al fianco c'è un
socialista" diceva il buon don Andrea Gallo, prete fondatore della
Comunità di San Benedetto al Porto di Genova e da pochi giorni scomparso (22
maggio) , ridiamo, noi tutti riformisti, importanza ad una Sinistra italiana
che guardi con rispetto alla socialdemocrazia europea e alle idee liberali che
hanno saputo creare le basi per un’Europa democratica ma ancora da plasmare e
da vivere.
Sarà proprio l’impegno di noi progressisti che porterà
nel prossimo futuro alla creazione degli Stati
Uniti d’Europa.