Mozione unica che ha visto eleggere segretario, già in
carica dal 2008, l'attuale Viceministro alle Infrastrutture e Trasporti Riccardo Nencini.
Alcuni compagni guidati da Bobo Craxi hanno disertato l'assise per ritrovarsi a Roma nella
speranza di dare avvio agli Stati Generali
del Socialismo italiano.
C'è una evidente spaccatura all'interno del PSI, ne
scaturisce una riflessione.
La maggioranza del PSI sostiene il governo a guida PD, la
minoranza che non ha però partecipato ai lavori del Congresso (pare ci siano
state infrazioni al regolamento, così affermano i dissenzienti) è invece
contraria.
Seguendo attraverso Radio
Radicale gli interventi che si sono succeduti a Salerno, trovo molte
posizioni condivisibili, altre meno ma la divisione in atto occorre
comprenderla.
Nencini propone
una revisione dei trattati di Maastricht partendo da spunti che dovrebbero
provenire da un congresso straordinario del PSE; pone l'accento sulle battaglie
legate ai diritti civili o a campagne come quelle sulla regolamentazione degli
incontri istituzionali con le lobby o quella sul voto ai sedicenni; necessaria
una riforma dell'Italicum (non si possono escludere dal premio di maggioranza
quelle forze che hanno contribuito alla vittoria dello schieramento);
necessaria la riscoperta dell'economia sociale di mercato; ripensare all'idea
di multiculturalismo (chi viene nel nostro Paese deve avere gli stessi diritti
e le stesse responsabilità di un cittadino italiano).
Nencini non
intende confluire nel PD e promette un forte rinnovamento del Consiglio
Nazionale con l'ingresso di molti giovani.
Infine chiede che Pannella
diventi senatore a vita, un omaggio alla storia democratica del Paese.
Quando Mauro Del
Bue ricorda che il PSI è un partito che esalta la storia perché la conosce
e desidera aprire a radicali, laici e liberali può in questo modo solo
valorizzare l'idea di autonomia “non servile al PD” tanto invocata da militanti
e da simpatizzanti.
Pia Locatelli
si pronuncia contro l'Aventino interno dei socialisti e Vizzini riconosce il fallimento del patto federativo PD-PSI
proponendo una soluzione simile a quella che regola i rapporti tra i sindacati
confederati italiani, gettando così un ponte alla minoranza critica.
Codesta minoranza denominata Area Socialista ha un certo fascino e non vi nego di condividerne i
temi principali: dal NO alle riforme elettorali e costituzionali, sino
a una forte opposizione del Jobs Act.
Rimanere iscritti nel partito ma riunirsi altrove proprio durante
il CN non è però una forma né un metodo con cui poter discutere di alternativa,
a meno che non si dia vita, come fece a suo tempo la Sinistra Socialista di Franco Bartolomei con Risorgimento Socialista, un movimento
autonomo e indipendente dal PSI.
Dell’autonomia Risorgimento
Socialista non so se poi ne ha davvero fatto una bandiera, dal momento che appare
ora un tutt’uno nel gruppo di Fassina
& Co.
Una sola lista elettorale socialista certamente non
basta, occorrono i numeri e una grande partecipazione che possa in qualche modo
coinvolgere la società civile, altrimenti si rischierebbe di divenire autoreferenziali:
dalle colonne de l'Avanti! sono stati
posti a tal proposito molti suggerimenti.
Il campo del Riformismo
non può essere quello di una Sinistra radicale o conservatrice di vecchi
schemi, ma attenzione a non considerare distanti i progressisti dai riformisti.
Il nemico è la destra e il populismo demagogico che
talune volte è rappresentato proprio da alcune "uscite" dell'attuale Premier.
La Serrachiani,
ospite intervenuta a Salerno, denuncia l'assenza politica dei socialisti
europei oramai appiattiti ai metodi dei conservatori.
Ricordiamo che dalle ultime elezioni politiche europee il
PD rappresenta uno dei maggiori partiti componenti del PSE, forse una parte di
responsabilità le hanno anche i dem.
Infine voglio porre l'attenzione alla prospettiva
socialdemocratica che vuole ripensare la Sinistra del XXI secolo, promossa da Enrico Rossi (presidente della regione
Toscana).
Egli ritiene che il Socialismo è una necessità politica,
è un dovere etico soprattutto verso le nuove generazioni.
Come non si fa a non dargli torto?
Ricordiamo a Rossi
che una fusione a freddo tra ex-DC ed ex-PCI non ha prodotto un grande partito
democratico pluralista, ma un partito diviso pressoché su tutto.
Pensare ora di trasformare quel partito in un fortino di valori
e principi trovo sia impresa utopica ma quando ci sono di mezzo gli ideali vale
sempre la pena combattere democraticamente una battaglia, sono il primo a
sostenerlo.
Il referendum con il quorum mancato ha appena dimostrato
che il popolo italiano si fa facilmente manipolare dagli slogan, andare a fondo
è prerogativa delle masse critiche, degli eretici, per questo siamo socialisti!
Rossi, al
contrario di Nencini guarda con un
certo interesse a Corbyn e Sanders.
La Sinistra quando si dichiara socialista e democratica
non può essere lasciata sola.
Merito di Nencini
è la presenza di una delegazione socialista in Parlamento, merito di Nencini è di aver evitato che la
diaspora socialista divenisse dissoluzione.
Perfino l’apertura agli attuali dissidenti, concedendo
possibili incarichi nel CN di prossima nomina (garantendo così il diritto di
tribuna) è merito di Nencini.
Ognuno faccia ora il proprio dovere, delegare ad altri il
nostro pensiero non paga.
In prima linea da veri socialisti dobbiamo, anche in
dissenso con le posizioni del partito, recuperare il piacere della dialettica
interna.
Dobbiamo tornare ad essere socialisti tra socialisti, e
socialisti in mezzo al mondo.
Pertanto penso che sia Bobo che Riccardo mi
abbiano convinto sulla necessità di un’unica casa dei socialisti e questa non
può essere che una sola, quella che dal 1892 ha segnato la storia (più nel bene che nel male) della politica italiana e ha firmato pagine di conquiste di giustizia
e libertà.
Evviva il
Socialismo, evviva il PSI!