18 aprile 2016

UN FUTURO DA SOCIALISTI. Considerazioni sul 4° Congresso Nazionale del PSI

Dal 15 al 17 aprile il Partito Socialista Italiano ha celebrato il suo 4° Congresso Nazionale a Salerno.
Mozione unica che ha visto eleggere segretario, già in carica dal 2008, l'attuale Viceministro alle Infrastrutture e Trasporti Riccardo Nencini.
Alcuni compagni guidati da Bobo Craxi hanno disertato l'assise per ritrovarsi a Roma nella speranza di dare avvio agli Stati Generali del Socialismo italiano.
C'è una evidente spaccatura all'interno del PSI, ne scaturisce una riflessione.
La maggioranza del PSI sostiene il governo a guida PD, la minoranza che non ha però partecipato ai lavori del Congresso (pare ci siano state infrazioni al regolamento, così affermano i dissenzienti) è invece contraria.
Seguendo attraverso Radio Radicale gli interventi che si sono succeduti a Salerno, trovo molte posizioni condivisibili, altre meno ma la divisione in atto occorre comprenderla.

Nencini propone una revisione dei trattati di Maastricht partendo da spunti che dovrebbero provenire da un congresso straordinario del PSE; pone l'accento sulle battaglie legate ai diritti civili o a campagne come quelle sulla regolamentazione degli incontri istituzionali con le lobby o quella sul voto ai sedicenni; necessaria una riforma dell'Italicum (non si possono escludere dal premio di maggioranza quelle forze che hanno contribuito alla vittoria dello schieramento); necessaria la riscoperta dell'economia sociale di mercato; ripensare all'idea di multiculturalismo (chi viene nel nostro Paese deve avere gli stessi diritti e le stesse responsabilità di un cittadino italiano).
Nencini non intende confluire nel PD e promette un forte rinnovamento del Consiglio Nazionale con l'ingresso di molti giovani.
Infine chiede che Pannella diventi senatore a vita, un omaggio alla storia democratica del Paese.
Quando Mauro Del Bue ricorda che il PSI è un partito che esalta la storia perché la conosce e desidera aprire a radicali, laici e liberali può in questo modo solo valorizzare l'idea di autonomia “non servile al PD” tanto invocata da militanti e da simpatizzanti.
Pia Locatelli si pronuncia contro l'Aventino interno dei socialisti e Vizzini riconosce il fallimento del patto federativo PD-PSI proponendo una soluzione simile a quella che regola i rapporti tra i sindacati confederati italiani, gettando così un ponte alla minoranza critica.
Codesta minoranza denominata Area Socialista ha un certo fascino e non vi nego di condividerne i temi principali: dal NO alle riforme elettorali e costituzionali, sino a una forte opposizione del Jobs Act.
Rimanere iscritti nel partito ma riunirsi altrove proprio durante il CN non è però una forma né un metodo con cui poter discutere di alternativa, a meno che non si dia vita, come fece a suo tempo la Sinistra Socialista di Franco Bartolomei con Risorgimento Socialista, un movimento autonomo e indipendente dal PSI.
Dell’autonomia Risorgimento Socialista non so se poi ne ha davvero fatto una bandiera, dal momento che appare ora un tutt’uno nel gruppo di Fassina & Co.
Una sola lista elettorale socialista certamente non basta, occorrono i numeri e una grande partecipazione che possa in qualche modo coinvolgere la società civile, altrimenti si rischierebbe di divenire autoreferenziali: dalle colonne de l'Avanti! sono stati posti a tal proposito molti suggerimenti.

Il campo del Riformismo non può essere quello di una Sinistra radicale o conservatrice di vecchi schemi, ma attenzione a non considerare distanti i progressisti dai riformisti.
Il nemico è la destra e il populismo demagogico che talune volte è rappresentato proprio da alcune "uscite" dell'attuale Premier.

La Serrachiani, ospite intervenuta a Salerno, denuncia l'assenza politica dei socialisti europei oramai appiattiti ai metodi dei conservatori.
Ricordiamo che dalle ultime elezioni politiche europee il PD rappresenta uno dei maggiori partiti componenti del PSE, forse una parte di responsabilità le hanno anche i dem.

Infine voglio porre l'attenzione alla prospettiva socialdemocratica che vuole ripensare la Sinistra del XXI secolo, promossa da Enrico Rossi (presidente della regione Toscana).
Egli ritiene che il Socialismo è una necessità politica, è un dovere etico soprattutto verso le nuove generazioni.
Come non si fa a non dargli torto?
Ricordiamo a Rossi che una fusione a freddo tra ex-DC ed ex-PCI non ha prodotto un grande partito democratico pluralista, ma un partito diviso pressoché su tutto.
Pensare ora di trasformare quel partito in un fortino di valori e principi trovo sia impresa utopica ma quando ci sono di mezzo gli ideali vale sempre la pena combattere democraticamente una battaglia, sono il primo a sostenerlo.
Il referendum con il quorum mancato ha appena dimostrato che il popolo italiano si fa facilmente manipolare dagli slogan, andare a fondo è prerogativa delle masse critiche, degli eretici, per questo siamo socialisti!
Rossi, al contrario di Nencini guarda con un certo interesse a Corbyn e Sanders.
La Sinistra quando si dichiara socialista e democratica non può essere lasciata sola.

Merito di Nencini è la presenza di una delegazione socialista in Parlamento, merito di Nencini è di aver evitato che la diaspora socialista divenisse dissoluzione.
Perfino l’apertura agli attuali dissidenti, concedendo possibili incarichi nel CN di prossima nomina (garantendo così il diritto di tribuna) è merito di Nencini.
Ognuno faccia ora il proprio dovere, delegare ad altri il nostro pensiero non paga.
In prima linea da veri socialisti dobbiamo, anche in dissenso con le posizioni del partito, recuperare il piacere della dialettica interna.
Dobbiamo tornare ad essere socialisti tra socialisti, e socialisti in mezzo al mondo.
Pertanto penso che sia Bobo che Riccardo mi abbiano convinto sulla necessità di un’unica casa dei socialisti e questa non può essere che una sola, quella che dal 1892 ha segnato la storia (più nel bene che nel male) della politica italiana e ha firmato pagine di conquiste di giustizia e libertà.
Evviva il Socialismo, evviva il PSI!