19 dicembre 2014

ARRIVEDERCI PD!

Tesserarsi ad un partito significa condividerne valori e iniziative politiche.
Significa "prender parte" ma anche "sentirsi parte".
Nell'aprile 2013 lasciai il PSI per approdare al PD: ritenni che, dopo il rilancio fallito della sezione sangiulianese e il catastrofico voto dello 0,38%, fosse giunto il momento di entrare da socialisti (con i nostri valori) nella maggiore forza riformista italiana, il Partito Democratico appunto.
Per contribuire e possibilmente caratterizzare (anche in piccola parte) l'azione riformista.
Poco dopo successe qualcosa che premiò questa nostra scelta (mia e di altri compagni guidati dall’ex-segretario G. Berti): l'adesione del PD a quella che noi socialisti chiamiamo amichevolmente "la Famiglia", ovvero il Partito Socialista Europeo.

Ingenuamente ho creduto che il "pluralismo" del PD fosse una grande ricchezza, in parte lo è certamente ma purtroppo le diversità sono così numerose che obbligano costantemente le parti in causa a trovare una sintesi per giungere a una linea comune (che guarda caso non è mai quella che vorremmo).
Il compromesso in politica è all'ordine del giorno, ma un conto è un dibattito fra due forze politiche e un conto è un estenuante lotta all'interno del proprio partito.
Mi sono immaginato, soprattutto dopo l'adesione al progetto "Bene Comune" (firmato da PD, SEL e PSI), una Sinistra progressista all'altezza dei grandi partiti aderenti al PSE.
Ma purtroppo quell'alleanza è già svanita.
Trovandomi così all'interno di un solo contenitore di anime post-comuniste, liberaldemocratiche, cattolico-sociali, pochi socialdemocratici e tanti “non pervenuti”.
Non che mi aspettavo l'SPD (tra l'altro diviso anch'esso), ma sinceramente prendo atto dell'incompatibilità di fondo di queste diversità, guidate ora dalla "vocazione autoritaria" e dalla "vanagloria"?
A livello nazionale quello che osservo è un contentino al popolo e grandi manovre verso destra.
A livello locale ho invece trovato persone disponibili ma pur sempre costrette a spiacevoli dispute interne che non hanno permesso al Circolo di aprirsi ai cittadini.
Ho trovato un Coordinamento che, mio personale parere, sembra accontentarsi di identificare la propria azione politica con il lavoro dell'amministrazione comunale.

Il PD è pur sempre il primo partito italiano ha i numeri per poter guidare il Paese fuori dalla crisi.
Ce lo auguriamo tutti, ma mentre un tempo pensavo che fosse indispensabile "avere peso" nel panorama politico oggi penso sia indispensabile puntare maggiormente sulla "qualità" delle proposte in campo, da sostenere e condividere coi cittadini.
Renzi in un certo senso lo fa... ma è proprio la qualità delle proposte, frutto di continui accordi con Berlusconi e Alfano, che non mi convince.
A questo punto, meglio il voto.
Già, ma la legge elettorale è ancora in una fase di discussione e speriamo possa rispettare l'art.49 del Titolo V "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale".
Speriamo non si voglia limitare, tramite soglie estremamente alte, la pluralità delle tradizioni politiche italiane.

In questo periodo inoltre la Sinistra italiana è stata oltraggiata e derisa, mi spiace dirlo, con una certa arroganza da quella "speranza" a cui ho concesso fiducia: Matteo Renzi.
Cene a 1000 euro con imprenditori e finanzieri, abbracci con Marchionne ma diffidenza coi sindacati e i lavoratori scesi in piazza il 25 ottobre e il 12 dicembre.
La Sinistra non può essere quella descritta da Renzi, non può essere un partito della Nazione.
La Sinistra è per sua natura di parte, e non fa certamente parte del principio di uguaglianza sbattere le porte a chi, per esempio, rappresenta l'interesse dei lavoratori.
I socialisti difendono il Lavoro e stanno dalla parte dei lavoratori tutti.
Quindi, anche se non condivido alcune proposte programmatiche della CGIL, non sarà mai nostra intenzione (mia e di tanti socialisti) mettere in contrapposizione lavoro e capitale. Temo, che lo scontro che si sta prefiggendo sia invece una nuova diatriba tra lavoratori e impresa.
A quel punto è compito dei socialisti schierarsi da una parte sola, quella della ragione.
Desidero non enfatizzare il possibile clima di scontro ritengo invece sia necessario che i soggetti politici (associazioni, movimenti, partiti, intellettuali e singoli), che si riconoscono in una Sinistra responsabile e progressista, debbano intraprendere un serrato dialogo con il PD per migliorare l’attuazione del Jobs Act e le proposte in campo.
Trovo sbagliate le norme sul demansionamento, sul controllo a distanza dei lavoratori, sull'utilizzo dei voucher e sui licenziamenti, inoltre i contratti precari rimangono tuttora in essere.

Dopo lo scandalo di Roma Capitale e il noto problema di appalti concessi alla malavita emersi dalle indagini sull'Expo e sul Mose, e la difficile situazione economica del Paese, mi sembra inopportuno scommettere sul rilancio dell’Italia proponendo Roma sede delle Olimpiadi del 2024.
Questa iniziativa mira solo a conquistare una certa "pancia" di elettorato.

La verità della Sinistra riformista è una sola, quella di non attendere messianiche profezie bensì lavorare da subito a possibili riforme.

Per molti occorre tempo, occorre pazienza, occorre mediare… per me occorre la volontà.
L’Italia ha ancora un problema di fondo, l’italiano.
Cambiarlo è impresa mica da poco.

Nel mio piccolo darò un contributo per il rilancio di una visione della società alternativa a quella del Partito Democratico a una visione che metta al primo posto diritti, lavoro, ambiente coniugando libero mercato a sviluppo sostenibile e libertà individuali.
Sarò a disposizione di coloro che vorranno costruire un’area socialdemocratica, liberale, laica, movimentista, internazionalista e che consideri alcune istanze libertarie.
Il PD non è stata la prospettiva che auspicavo tempi addietro pertanto non rinnoverò le tessere 2014 e 2015.
Un augurio di cuore a tutte quelle persone che proseguiranno le loro battaglie all’interno del PD, so cosa significa… è un compito arduo che merita tutto il mio rispetto.
Seguirò sempre con interesse e spirito critico i lavori e le proposte dei dem, valorizzando tutto ciò che di buono si farà, non posso immaginare che si possa guardare indietro o peggio ancora appoggiare alternative massimaliste, la via è quella del Riformismo, un Riformismo non retorico.


Davide Tosello

17 ottobre 2014

LIBERALI & CO.

Matteo Renzi, attuale presidente del Consiglio, si è definito senza mezzi termini un "cattolico-liberale".
Silvio Berlusconi, dalla sua comparsa nell'agone politico nel 1994, volle farsi promotore di una "Rivoluzione Liberale" (ispirandosi al noto saggio di P. Gobetti) mai realizzata.
Recentemente anche Fausto Bertinotti, ex-leader di Rifondazione Comunista, sente la necessità di riconoscersi nelle idee liberali ammettendo uno dei più grandi errori del marxismo più ortodosso, quello di poter negare alcune libertà per perseguire un fine più grande.

Friedrich von Hayek, l'economista e filosofo austriaco tra i più noti esponenti del Liberalismo e premio Nobel nel 1974, definisce i tratti caratteristici di questa dottrina differenziando i liberali inglesi (evoluzionisti) da quelli continentali europei (costruttivisti).
Per sintetizzare drasticamente, i primi hanno limitato al minimo l'intervento dello Stato in campo economico e sociale; i secondi hanno preso in prestito dal Liberalismo i principi guida, quelli mirati alla tutela delle libertà individuali tant'è che molti "liberali" passarono poi al Socialismo, di cui von Hayek fu acerrimo antagonista.

Ebbene oggi, dopo la fine del Liberalismo classico e del Comunismo, possiamo dire che occorre una necessità di sintesi tra i valori liberali e quelli socialisti, perché entrambi indispensabili alle Democrazie moderne.
È chiaro che Destra e Sinistra pur contrapponendo le proprie visioni politiche operano già nel campo di uno Stato liberale, lo sforzo, forse più costoso alla Sinistra, è quello di rendere l'apparato statale snello e l'impresa libera da mille vincoli burocratici.
Lo sforzo è quello di garantire i servizi principali alla collettività e avvicinare il privato a temi (penso alla televisione pubblica italiana) fino a ieri considerati tabù.
Si rende indispensabile un ulteriore sforzo, quello legato ai diritti e, senza un eccessivo libertarismo, si possono certamente dire 3 sì oggi più che mai di attualità: unioni civili, testamento biologico, legalizzazione droghe leggere.

Occorre poi far proprie e non solo a parole, mi rivolgo al mio partito (il PD), le istanze del Socialismo Europeo: giustizia sociale, redistribuzione, uguaglianza.
Se per von Hayek era impensabile e forse blasfemo che i liberali potessero fondersi coi socialisti, oggi possiamo notare come effettivamente, almeno per i partiti progressisti europei, si è allo stesso tempo DEMOCRATICI, SOCIALISTI e LIBERALI.

Ad maiora!

1 ottobre 2014

RIFLESSIONI PERSONALI SULL’ART.18 & JOBS ACT

Passa alla direzione PD del 29 settembre (con 130 voti favorevoli, 20 contrari e 11 astenuti) l'intenzione di procedere con la riforma del Lavoro firmata da Matteo Renzi.
Sull'abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori non ne farei una questione ideologica: Renzi penso che stia cavalcando un "falso problema" e anche la minoranza PD ne sta facendo una questione di simboli, spendendosi per un dogma ideologico.

Il Jobs Act prevede però periodi di prova fino a 6 anni (probabilmente si scenderà a 3), va bene le tutele crescenti ma 6 anni sono davvero tanti!
Aumentare i contributi per finanziare un sussidio di disoccupazione mi sembra un'altra “sberla” contro i lavoratori e contro l’imprenditore che dovrà inizialmente versare di tasca sua i contributi maggiorati all'INPS.
Il demansionamento è un vero attacco alla dignità degli stessi lavoratori.
Si vuole combattere il precariato e si decide di potenziare i voucher, i buoni lavoro per le prestazioni occasionali.
Insomma se non ci sono più partiti a difesa dei lavoratori e se i sindacati non sapranno cogliere l'occasione per tornare ad essere protagonisti prevedo un futuro ancor più cupo.
E pensare che l'Italia è una Repubblica fondata sul Lavoro!

Quali riflessioni per gli amici e i compagni del PD?
Io non sono né con D'Alema e soci che hanno contribuito all'attuale drammatica situazione del mondo del Lavoro, né con Renzi se fa il gioco delle destre. Non possiamo spacciarci per Sinistra (nemmeno per centro sinistra direi a questo punto!) se da Berlusconi non ci differenziamo soprattutto per le tutele dei lavoratori (tutti).

Oggi c'è un nuovo record di disoccupazione tra i giovani (cala invece dello 0.3 quella generale) e se il governo e il PD non si prenderanno carico della seria necessità di sbloccare la burocrazia, di riprendere una dura lotta all'evasione, di alleggerire la giustizia da cause ridicole (ved. quelle innescate dalla legge Fini-Giovanardi), di combattere la corruzione, di detassare ulteriormente la piccola-media impresa e di creare tutte le condizioni affinché un imprenditore assuma (non è certo abolendo l'art.18 che questo accadrà) se ci sarà questa sfida per far ripartire il Paese, io ci sarò e ci saremo in tanti!

Il PD, è un buon compromesso per raggruppare riformisti di diverse culture e formazioni politiche.
Credo che insieme e solo insieme potremo cambiare pagina... ma non intendo assolutamente seguire le politiche che sino a ieri venivano propagandate da Berlusconi e dalla destra reazionaria e ultraliberista.

Ad ogni modo è bene essere prudenti e far lavorare il governo, il problema è capire in quale direzione, in quale visione di mondo ci vuole portare. Se lo abbiamo votato con convinzione significa che noi abbiamo inteso positivamente il suo scopo ma se le sue riformine (non sono certo Riforme) fanno parte di un grande piano per lo sviluppo... allora ben vengano certi compromessi. Se invece sono sterili modifiche di stampo liberista (e purtroppo non di stampo liberale) per fare ciò che non ha fatto Berlusconi, mi opporrò come spero molti sinceri democratici cresciuti nel mondo della Sinistra.
Attendiamo i prossimi sviluppi compagni!


20 giugno 2014

VIVA L’ITALIA. I CONCETTI DI PATRIA

Sono entrati nel vivo i Mondiali di Calcio FIFA 2014 e ogni italiano (o almeno una consistente fetta della popolazione) rispolvera ed elabora inconsciamente un concetto del tutto celato durante la quotidianità delle sue azioni e dei suoi pensieri, quello di Patria.
Il giorno del mio matrimonio l'ufficiale di stato civile incaricato ci regalò una bandiera della Nazione e una copia dei Promessi Sposi.
Nei Mondiali di Calcio 2006 quella bandiera diede allegria alla mia casa, si festeggiò la storica vittoria dell'Italia di Lippi sulla Francia. Poi la stessa bandiera tornò nella custodia e oggi, dopo otto anni, mi chiedo se quel drappo mi occorre unicamente per festeggiare un'eventuale vittoria della nazionale di calcio o mi deve ricordare che il sentimento e lo spirito patriottico possono rendermi felice (senza termine di tempo) di appartenere a un territorio così ricco di storia, arte, cultura e bellezze naturali?

Marx ha ben impresso al popolo della Sinistra il concetto di internazionalismo rendendoci sicuramente più solidali ma differentemente patriottici.
A Sinistra abbiamo sempre voluto bene alla nostra nazione, la Resistenza ne è testimonianza ma oggi saremmo ancora disposti a morire per l'Italia?
Leggendo la vita dell'Eroe dei due mondi (Garibaldi. Pierre Milza, Longanesi) trovo il più alto esempio di patriota che questa Nazione abbia mai avuto.
Giuseppe Garibaldi durante il Risorgimento e quindi le tre guerre d'indipendenza mostrò a ogni cittadino i caratteri tipici del patriota: valoroso, servitore, intrepido, rispettoso e coraggioso.
Sono proprio le caratteristiche dei nostri ragazzi partigiani che durante la seconda guerra mondiale ci liberarono, con l’indispensabile aiuto degli alleati angloamericani, dal nazifascismo.
La Brigata guidata da Longo e Secchia proprio a ricordo e sotto il nome di Garibaldi portò a termine innumerevoli vittorie nei campi di battaglia.
Il terzo millennio con la sua globalizzazione rischia di offuscare questi sentimenti/valori ma allo stesso tempo deve assolutamente innescare un processo di protezione delle identità culturali e territoriali dei popoli evitando pericolose derive ultranazionaliste.

Qualche anno fa (nel 2011) il presidente Napolitano ha reso onore ai 150 anni dell'Unità d'Italia attraverso manifestazioni e incontri in tutto lo stivale ripercorrendo storia e costume di uno tra i popoli più decisivi per la creazione dell'odierna Unione Europea.
Oggi più che mai avere chiaro in noi il concetto di Patria deve aiutarci a portare in Europa e nel mondo la caparbietà di un popolo che nonostante le dominazioni e le dittature passate è e rimane fulcro indispensabile di confronto tra diverse culture e rappresenta la culla della civiltà mediterranea.


28 maggio 2014

ELEZIONI EUROPEE 2014. COMPROMESSI PER LA CRESCITA?

Gli ultimi anni sono stati davvero "difficili", utilizzando un eufemismo, per le scelte di politica comunitaria in Europa: popolari, socialisti, liberali hanno preso decisioni che hanno messo in ginocchio il Vecchio Continente, salvaguardando banche ed economie forti (ved. Germania).

Ora si vuole cambiare verso e, mentre i trasformisti conservatori riescono a ottenere un buon risultato conquistando con le elezioni di maggio una grande fetta del parlamento di Strasburgo, i socialisti pagano un duro conto poiché non sono riusciti a rappresentare la parte più progressista della popolazione.
I compromessi accettati hanno punito il PSE ma in Italia il nuovo volto della politica nostrana, rappresentato da Renzi, ha permesso al più importante e numeroso gruppo della Sinistra riformista europea di non crollare sotto i colpi dei populismi e delle destre reazionarie e neoconservatrici.
Sarà molto difficile voltare pagina in quanto si prospettano alleanze spurie, figlie illegittime della necessità di mantenere l'ordine costituito.

Si prospetta indubbiamente l'ennesimo compromesso.

Questa volta il cittadino europeo è più attento, il portafoglio piange, i disoccupati sono oltre il 10%, i consumi stentano a crescere... insomma se alle prossime elezioni europee non si desidera un nuovo e più forte scossone di anti-politica (con ripercussioni sui sistemi democratici dei nostri stati liberali) questa volta i compromessi dovranno riguardare unicamente la crescita.
Ben vengano! Già... l'esigenza ora è questa, quella di mettere in condizione i paesi dell'Unione di progredire senza dover soccombere a vincoli di bilancio o a regole restrittive che impediscono alle imprese di sollevarsi da anni di burocratici freni imposti.

Tutto questo deve andare di pari passo con la tutela dei diritti. Non solo di quelli acquisiti: la strada da fare, soprattutto qui in Italia, è assai tortuosa a causa delle resistenze di una certa area ultracattolica che non ha permesso il naturale evolversi della società.
Unioni civili, testamento biologico, regolamentazione della prostituzione e liberalizzazione delle droghe leggere sono ancora temi scottanti sul tavolo e appare assai arduo, con codeste alleanze politiche (ved. NCD, SC, PD), intraprendere serie scelte libertarie.

Matteo Renzi porta in Europa una ritrovata e rinnovata Sinistra che coniuga libero mercato a principi di uguaglianza e solidarietà, un PD capace di ridare slancio al Partito Socialista Europeo e al suo gruppo S&D (Socialisti & Democratici) scardinando una certa ortodossia che stava impigrendosi trascurando il fine, quello del Progresso.
Il consenso popolare di Renzi non deve trarci però in inganno, saremo soddisfatti solo a risultati ottenuti... ora è tempo di una battaglia democratica al suo fianco.

 (Risultati Elezioni Europee 2014)

10 aprile 2014

LA SINISTRA. Liberi pensieri

Nella Sinistra ci si riconosce per non conservare l'esistente,
nella Sinistra ci si riconosce per dare un senso al Progresso.

La Sinistra può essere massimalista e può essere riformista,
mira da sempre all'unità ma da sempre è divisa.
Sono i suoi valori che la rendono però così forte, l'uguaglianza e la giustizia.

La Sinistra è un garofano, una rosa, una gerbera purché rossi.
Ma se la Sinistra è rossa sono i colori dell'arcobaleno che ci ricordano uno dei
fini da perseguire, la Pace.

La Sinistra è una kefiah, simbolo della lotta palestinese per il diritto a vivere
nella propria terra.
La Sinistra è una kippah che ci commuove quando la indossiamo per entrare in una
sinagoga a commemorare la Shoah.
La Sinistra è una frase di Cristo "C’è più felicità nel dare che nel ricevere",
primo principio della solidarietà.

La Sinistra è la barba di Marx, lo sguardo del Che, il cuore di Gramsci, il sangue
di Palme, il cervello di Brandt, il sorriso di Obama e le mani degli operai.

La Sinistra è lavoro, inteso come dignità dei lavoratori, come mezzo per sentirci
parte integrante di una comunità.

La Sinistra è senso civico, perché alla richiesta di un diritto deve corrispondere
il rispetto di doveri come l'attenzione per l'ambiente, il riconoscimento delle
istituzioni e dei ruoli dei nostri amministratori.

La Sinistra quando s'indigna è un grido, un fischio, un tormento, una piazza.
La Sinistra quando si mobilita tende la mano, difende i più deboli.

La Sinistra è un popolo.
Ma è nella libertà dei singoli individui che trova la sua massima espressione.
La Sinistra non ha padroni, se li avesse non sarebbe Sinistra.

La Sinistra non è autoritaria: nella storia sono state scritte tristi pagine,
alcune di queste hanno riguardato la Sinistra che, scippata della sua anima e
issata come vessillo di utopico avvenire, ha subito una ferita difficile da
rimarginare.

La Sinistra siamo noi, amici e compagni, democratici, inclusivi, dialoganti e
di ampie vedute perché non consideriamo dogma ciò che richiede confronto.


28 febbraio 2014

IL PD ADERISCE AL PARTITO SOCIALISTA EUROPEO



Con 121 voti a favore, uno contrario e due astenuti i membri della direzione nazionale del Partito Democratico sanciscono l'adesione al Partito Socialista Europeo.
È un fatto storico che conclude un'anomalia tutta italiana che ha visto per molto tempo il PD vago nella scelta di una collocazione tra i banchi di Bruxelles.

È chiaro che il PD non è nato per divenire un partito socialista ma è altresì fondamentale un'aggregazione dei progressisti, del nostro amato continente, che miri a due importanti obiettivi: rilanciare l'economia e avviare la formazione degli stati uniti d'Europa.

Alle elezioni europee di maggio il PD assieme ai socialisti europei appoggerà quindi Martin Schulz in contrapposizione ai movimenti populisti, antieuropeisti e xenofobi, purtroppo in forte espansione.

Il Partito Socialista Europeo ha raccolto l'invito del PD per un cambiamento e una revisione del proprio orizzonte politico e ideologico, avviato tra l'altro già dal congresso di Porto nel 2006 con gli allora DS.
Dal 2009 il PSE non rappresenta più la classica ortodossia socialista bensì un'Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici (è con questo nome che siede al Parlamento Europeo).
Da anni gli stessi partiti storici dell'Internazionale Socialista come il Labour inglese, il Partito Socialista francese, l'SPD hanno messo in atto un cambio di passo che li ha resi pluralisti tanto quanto il nostro Partito Democratico.
Trovano casa nel PSE i cristiano sociali, i liberali di sinistra, i laici, i democratici e appunto i socialisti: tutti guidati da un forte desiderio di attuare politiche riformiste e progressiste.

Non quindi un punto d'approdo quest’adesione bensì un'opportunità per rilanciare le politiche del PSE che spesso non sono state in grado di portare vantaggi o innovazione a causa della spregiudicatezza dei mercati finanziari, unici veri padroni di questa Europa, unici e veri responsabili della crisi economica.

Sarà quindi l'originalità delle sue identità culturali che permetterà al PD di confermarsi strategica risorsa per un forte Partito Socialista Europeo.

Personalmente considero quest’adesione fondamentale, perché da già da qualche anno la mia visione politica s’ispira al Socialismo Democratico e trovare in Italia il PD rappresentare il baluardo per la difesa dei diritti e un motore che garantisca lo stimolo necessario per donare a questa Europa più equità m’inorgoglisce, so di aver fatto un percorso giusto e responsabile.

14 febbraio 2014

RENZI PREMIER SENZA ELEZIONI? IL MIO DISSENSO

Esprimo tutto il mio dissenso per la decisione approvata dalla direzione nazionale del PD di giovedì 13 febbraio che permetterà a Renzi di succedere ad Enrico Letta a Palazzo Chigi.
Credo che siano state tradite tutte le prospettive della campagna elettorale renziana.
Sembra di assistere ai classici avvicendamenti democristiani della Prima Repubblica che hanno solo permesso ai politici di consolidare il loro potere.

Il PD non è stato in grado (in Parlamento) di eleggere Prodi, Rodotà, Marini come Capo dello Stato; non è stato in grado di consentire con tutte le forze a Bersani di governare; non è stato in grado di portare avanti il programma delle "larghe intese" di Enrico Letta, ora sarà in grado di concludere l'iter della legge elettorale? Sono difatti previsti ulteriori rinvii.
Perché una volta approvata questa legge, dobbiamo andare al voto!

Non ci sono alternative. Questa è la mia posizione già da molto tempo.
Renzi non deve sporcare la sua giusta ambizione di governare il Paese attraverso un "cambio al vertice" con Letta: avrebbe la necessità dei voti del centro-destra, a questo punto saremo di nuovo in stallo.
La Sinistra rischia grosso questa volta, legittimando Berlusconi (che salirà al colle per le consultazioni) e difficilmente il PD riuscirà a porre sul tavolo (facendole approvare) riforme sociali ed economiche di stampo progressista.

All'Italia serve un governo politico e legittimato dal popolo.
In questo momento solo l'establishment finanziario e parte del Parlamento lo appoggia.
Sono stanco di difendere a tutti i costi questo Partito, dobbiamo cambiarlo noi tutti ponendo sul piatto idee, argomentazioni, proposte, innovazioni ma non dobbiamo credere che il “nuovo” sia l'immagine di un “uomo in smart”.

Ho votato Renzi per cambiare verso, dovrò pentirmene?
Si è parlato di nuovi modi con cui fare politica e di affrontare i problemi, di "stop" alle larghe intese, di nuove prospettive ma stiamo facendo un passo indietro.
Ai parlamentari "democratici" vorrei far notare che Letta con il suo governo non ha portato a casa i risultati sperati... ma voi siete responsabili quanto lui! E ora cercate in corner una soluzione?
Il tempo è scaduto. Giocate fra voi e dimenticate il popolo italiano che rischia di perdere definitivamente fiducia nella politica (ve lo dice uno che ama davvero la Politica). Non vi nascondete sotto la maschera della "responsabilità". So che avete proposte politiche innovative ma non possiamo scontrarci con un alleato conservatore come il NCD o Scelta Civica.
Che progressisti siamo?

21 gennaio 2014

DIALOGO TRA UN LAICO E UN CATTOLICO

Qui sotto un articolo, redatto da Lorenzo Borla (PD San Giuliano Mil.se), dove viene riportato un confronto che ha visto protagonista il sottoscritto e l’amico Rosario Zanone.
Trattiamo secondo i nostri punti di vista il tema della Laicità.

Un dibattito fra Davide Tosello, proveniente dal Partito socialista e Rosario Zannone dalla Margherita ha prodotto un proficuo (per loro e per i lettori) scambio di corrispondenza sul tema del cattolicesimo e del laicismo nel Partito democratico che qui riproduciamo.

Rosario Zannone <Potrei dire, sul piano della battuta, che il mio sogno lentamente si sta realizzando: e cioè vedere tanti ex e post comunisti governati dai democristiani (Renzi, Letta, Franceschini eccetera). Scherzi a parte, permettetemi di rivendicare, con orgoglio, la straordinaria vitalità dell'esperienza politica del cattolicesimo democratico che oggi vive un momento di grande protagonismo all’interno del Pd. Viviamo in una società estremamente mutevole; sembra essere venuto meno ogni punto di riferimento ideale; i politologi più accreditati ci ricordano che viviamo un'epoca post-ideologica. In verità, io credo, al di là delle apparenze contrarie, che l'affermazione politica di Renzi quale nuovo Segretario del Pd vada interpretata come l'affermazione di un "Pensiero Politico Forte" che trova un riferimento anche nella Dottrina Sociale della Chiesa. Quelli che paventavano che la vittoria del Sindaco di Firenze avrebbe comportato la dissoluzione del Partito democratico sono stati smentiti. Oggi noi abbiamo - io ritengo- un Partito con una struttura più snella ma con un pensiero politico più forte. All'interno di questo Pd che ha l'impronta ideale e culturale di Veltroni, Prodi e Renzi, credo che possano trovare spazio e rappresentanza anche gli amici e le istanze di Sel, così come potranno sentirsi a casa anche tanti altri sinceri democratici, di ispirazione liberale e moderata ma non conservatrice, che oggi non votano per il Pd. Io credo che questo sarà possibile, anche a San Giuliano, se noi che per primi abbiamo creduto nel PD sapremo farci interpreti di una politica autenticamente riformista che sappia coniugare la sacrosanta aspirazione alla giustizia sociale con l'insopprimibile anelito di ogni uomo alla libertà economica>.

Davide Tosello: <Ovviamente con tutto il rispetto per il pensiero dei cattolici democratici, senza Laicità come valore fondante per un Partito dal nome democratico non si va da nessuna parte.  Il partito democratico non può essere un partito moderato. Se si vuole il cambiamento bisogna essere coraggiosamente radicali e Renzi sta mostrando questo atteggiamento che ho apprezzato molto. Renzi ha parlato di Sinistra... sposando la causa. Renzi vuole aderire al PSE. Sono d'accordo con te che occorre "coniugare la sacrosanta aspirazione alla giustizia sociale con l'insopprimibile anelito di ogni uomo alla libertà economica." Perfetto... se c'è questa unione d'intenti vinciamo le prossime elezioni uniti!>

Replica Rosario: <Caro Davide, non ho mai pensato, né scritto, che il Partito democratico debba essere un partito moderato, anche se ritengo che la moderazione (al contrario del moderatismo) in politica sia un valore. Ho parlato di un partito di centrosinistra riformista. Un partito di centrosinistra, non soltanto di sinistra, non soltanto di centro. Certamente il PD non può essere un partito radicale: ciò coinciderebbe con la sua morte.  Quanto alla laicità, ricordo, prima di tutto a me stesso, che non può essere confusa con il laicismo. L'esperienza religiosa fa parte dell'esperienza umana, per alcuni è parte fondante della propria esperienza di vita. Un partito che ambisce ad essere maggioritario non può non farsi interprete anche delle istanze dei cattolici democratici (che del PD sono cofondatori), i quali sono abbastanza adulti per sapere che, in politica, tutte le istanze e le opinioni soggiacciono al principio della maggioranza. Laicità, dunque, non può essere laicismo, o peggio, anticlericalismo. Allo stesso modo, portare i valori del cattolicesimo democratico (quelli di Sturzo, di La Pira, di Dossetti, di Moro, di Zaccagnini, di Martinazzoli) all'interno del Partito democratico vuol dire ambire a sottoporli ad un salutare processo di contaminazione con i valori della sinistra. Ma ti assicuro che questa questione dei rapporti tra cattolici e laici dentro il PD è stata felicemente superata da un pezzo.

Ancora Davide: <D’accordo con te sull'importanza della moderazione. Ovviamente per “radicale” intendevo “una decisa volontà di cambiamento” così come Veltroni racconta nel suo libro L'Italia e la sinistra che vorrei, e così come Renzi ha espresso durante la sua campagna per le primarie. La Sinistra Riformista è radicale nel cambiamento ma solo attraverso il dibattito parlamentare e solo attraverso le istituzioni democratiche. È vero il Pd è un partito di centrosinistra e ritengo assolutamente necessario il confronto interno tra le varie configurazioni: democratici, post-comunisti, socialisti, cattolici democratici, cristiano sociali, ambientalisti, laici, liberali e chi più ne ha più ne metta. Ritengo altresì fondamentale riconoscersi in alcuni principi. Il Pd fa riferimento a quelli enunciati dalla Costituzione Italiana, per me possono bastare perché espressione di tutte le componenti democratiche che hanno dato vita alla Resistenza. Io non sono anticlericale, ma decisamente laico: le mie scelte politiche sono frutto della mia esperienza, della mia formazione e non dipendono da influenze di tipo religioso. Mi piacerebbe che il Partito Democratico sostenesse un po' di più la laicità. In Francia è elemento fondante della costituzione già dal primissimo articolo: <La Francia è una Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale. Essa assicura l'eguaglianza dinanzi alla legge a tutti i cittadini senza distinzione di origine, di razza o di religione. Essa rispetta tutte le credenze>. Come si può vedere, non è solo la nostra Costituzione, tra le più belle del mondo. Ho grande rispetto per il tuo pensiero perché sono sempre stato uno  dei sostenitori di una alleanza tra laici e cattolici, uniti da una politica riformista comune. Insieme dobbiamo cambiare il Paese, insieme dobbiamo coinvolgere altre componenti: se ce la facciamo noi, con noi possono unirsi altri e altri ancora. Viva il Partito democratico, esempio di pluralismo>.

Ancora una replica di Rosario: <Caro Davide, permettimi, in maniera forse un po’ pedante, di ricordare cosa dice la nostra Costituzione in materia religiosa. Innanzitutto l'articolo 7 della Costituzione il quale recita che <Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale>. Dunque, l'art. 7 della nostra Costituzione riconosce la Chiesa Cattolica quale istituzione indipendente e sovrana che esercita la propria potestà di regolamento giuridico nelle materie spirituali che le sono proprie. Secondo la nostra Costituzione pertanto la Chiesa Cattolica deve essere considerata (a differenza degli altri culti) come una società giuridicamente perfetta, ossia non sottoposta a nessun altro ente sovrano (neppure lo Stato Italiano) ma originaria ed indipendente, dotata nell'ambito dell'ordinamento statale italiano dei mezzi per raggiungere il proprio scopo. Inoltre, sulla base di quanto statuito dall'art. 7 Costituzione lo Stato vede limitati i suoi poteri in ordine a quelle materie che riconosce di esclusiva competenza della Chiesa Cattolica.

I Patti Lateranensi possono essere modificati solo con l'accordo della Santa Sede. Diversamente occorre procedere con il procedimento di revisione costituzionale.   L'art. 8 della Costituzione recita poi che <Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico dello Stato. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze>. L'art. 19 della Costituzione sancisce che <Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale, o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume>. L'art. 20, infine, dispone che <II carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto di una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività>.

Alle argomentazioni di Rosario replica infine Davide: <Caro Rosario gli articoli che hai citato li conosco bene tant'è che sono per la modifica dell'articolo 7. Per me i Patti Lateranensi (ricordo, firmati da Mussolini) vanno aboliti. Equiparare la Chiesa Cattolica alle altre religioni è fondamentale per il rispetto di tutti i principi sanciti dalla Costituzione. Ricordo l'art. 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. La modifica che sopra citavo è permessa dall'art. 138 ovviamente dopo delibera delle camere. Questo il mio pensiero. Ovviamente siamo in democrazia e se i padri fondatori hanno preferito mantenere con il Vaticano rapporti privilegiati lo accetto. Ma oggi, nel 2013, vorrei un'Italia diversa. Nel mio piccolo appoggerò sempre iniziative di uguaglianza>.

Insomma, possiamo concludere che questo buon dibattito è una occasione di apprendimento e di stimolo alla riflessione per tutti noi. E aggiungo che ovviamente finché si discute da posizioni non dogmatiche e aperte su valori come cattolicesimo e laicismo, il Partito democratico avrà una lunga vita unitaria, come è successo fin qui a dispetto di quelli che ci vogliono male.