7 luglio 2022

Rivitalizzare la Sinistra attraverso la società civile

I discorsi che girano attorno alla politica, nello specifico attorno al "mondo progressista", li ascolto e li leggo con attenzione, ma non mi entusiasmano.
Non mi entusiasmano certi "campi larghi", "nuovi ulivi" né tantomeno le solite dita puntate contro la “destra” o le discussioni sulla “legge elettorale”.
Per essere davvero alternativi occorre, a parer mio, intraprendere un percorso programmatico serio e assolutamente realizzabile.
Finito il tempo delle chimere, finito il tempo dei populismi, spero si concluda presto anche quello dei sovranismi... ora bisogna ridare parola alla politica e non ai politici.
I leader attuali sono meteore incapaci di dare un senso compiuto alle loro stesse "idee".
Chi deve occuparsi allora di politica oggi?
Le elezioni amministrative hanno indicato una possibile direzione: possono essere utili tutti coloro che considerano il "bene comune" una risorsa e non una prospettiva per far carriera.
I nuovi sindaci in molti casi non fanno parte di partiti, sono spinti dal desiderio popolare di voltare pagina.
Avremo alle prossime elezioni politiche nazionali figure chiave della società civile?
Lo spero, lo auspico, lasciamo però a gente capace questa possibile iniziativa.
L'idea che tutti possano intraprendere un percorso importante di leader politico è da escludere altrimenti ci ritroveremo al punto di partenza.
I social, lato iniziative politiche, hanno dato maggior parola alle cacofonie populiste che al pragmatismo ora necessario.
Draghi ha fatto un bel lavoro: ha indirizzato la nazione verso una prospettiva di futuro. Mi rendo conto che rappresenta il volto di una sorta di “restaurazione” e dopo le ubriacature "a cinque stelle" non dico sia facile essere coerenti (considerare Erdogan prima un dittatore e poi stringergli la mano e siglare un patto per il grano non è un segnale che le masse comprendano a pieno) e nemmeno mediare tra forze politiche decisamente schizofreniche facendoti poi apprezzare da tutti.
Ad ogni modo è stato un inizio, uno stimolo a riprendere in mano le redini delle cose da fare.
Idee chiare e concrete, senso di responsabilità, lotta alla burocrazia e all’evasione fiscale, riforme rivolte alla modernizzazione del Paese, mettere ai primi posti la scuola e i giovani, tutelare la salute, il lavoro (inteso come sgravi alle imprese che assumono e garantire contratti stabili ai lavoratori), poi i diritti civili e sociali, la transazione green… la lista è lunga, i temi spesso complessi, nulla è da prender sottogamba e nulla può esser risolto tramite slogan.
Compito del mondo progressista è quello di non perdersi in inutili e inefficaci ricerche di alleanze, occorre ritrovare risposte alle richieste dei cittadini.
Si percepisce altrimenti un senso di chiusura e non di apertura, come se la politica sia questione di Palazzo e l’opinione pubblica venga interpellata solo in rarissimi insensati casi (avete visto che fine hanno fatto gli ultimi referendum? Sic!).
Tutto è mutabile, nulla deve essere considerato come intoccabile (vedi la possibile reintroduzione del Nucleare): compito del socialismo è proprio quello di rinnovarsi.
Se questo non avverrà, quella che oggi noi chiamiamo genericamente Sinistra non avrà ragione d’essere: o in tempi brevi si esce dal pantano o è giusto che la società civile si mobiliti e prenda iniziativa dando un nuovo volto alla dialettica politica, sempre più necessariamente trasversale e incisiva.
Se poi ci sarà un nesso tra la maggioranza dei cittadini e una visione progressista, laica e rivolta alla lotta contro le disuguaglianze… allora avremo una nuova Sinistra costruita dal popolo per il popolo.
Tutto però non può sfociare nel giacobinismo, volto perdente di ogni rivoluzione.

 

Dipinto di Treccani Ernesto