24 dicembre 2013

Il Riformismo di Giuseppe Saragat



Dalle origini sarde ma nato a Torino nel 1898 da una famiglia borghese, Giuseppe Saragat fu uno dei maggiori rappresentanti del Riformismo italiano e fu considerato da molti il padre del Socialismo Democratico.
In realtà questo movimento era già attivo dal 1922 grazie al martire della Patria, Giacomo Matteotti (segretario dell'allora Partito Socialista Unitario).
Saragat s’ispirava al riformismo di Turati ed era un marxista convinto.
Mai lo convinsero invece i vari Lenin e Stalin: fin dal suo esilio in Austria (durante il fascismo) conobbe meglio di altri le vicissitudini russe venutesi a creare durante i regimi comunisti dei due "condottieri" dell'URSS.
Dal 1926 la sua formazione politica si arricchì delle dottrine dell'austromarxismo di Otto Bauer. È un periodo fondamentale per il giovane Saragat, dedicò infatti tutta la sua vita alla comprensione in senso democratico del marxismo, condannando i totalitarismi di stampo sovietico.
Per lui la democrazia non era un morbido materasso su cui il proletariato poteva in qualche modo adagiarsi ma era piuttosto un terreno di lotte per la conquista delle libertà.
La stessa lotta di classe era vista da Saragat come lotta per la libertà che, una volta conquistata, solo un sistema democratico l’avrebbe poi preservata nel tempo.
Spese inoltre la sua esistenza a esaltare i valori fondanti della Resistenza, nonostante non fu vissuta da lui in prima persona: era certamente un intellettuale poco avvezzo alla guerriglia, proprio nel '43 quando tornò in Italia, fu subito arrestato con Sandro Pertini, storica l'evasione organizzata poi dai partigiani che permise a entrambi i leader socialisti di compiere a Milano gli ultimi passi verso la Liberazione del 1945.
La Costituzione italiana porta la firma di Terracini ma Giuseppe Saragat fu il presidente dell'Assemblea Costituente fino al 1947 quando si dimise per occuparsi a pieno titolo della nascita del suo movimento: il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani.
Il PSLI nacque nella storica scissione di Palazzo Barberini in dissenso con il suo compagno-rivale Pietro Nenni, che ritenne invece strategica un'alleanza dei socialisti con i comunisti.
Questa svolta fu un punto cruciale dell'azione politica di Saragat e il tempo diede ragione al nostro, poiché il famoso "frontismo social-comunista” non diede i frutti sperati.
Il Fronte Democratico Popolare, infatti, non seppe contrastare la Democrazia Cristiana (appoggiata dagli USA e dal clero) che fu così protagonista della stagione politica dal dopoguerra sino alla crisi di Tangentopoli nel 1992.
Il pensiero basilare di Saragat è sempre stato quello di evitare in Italia un comunismo di stampo sovietico e di contenere la politica moderata della DC evitando scivolamenti a destra tra missini e reazionari. Per questo motivo cercò di trovare un compromesso per alleanze con i democristiani dando vita ai primi timidi governi di centro-sinistra, protagonisti in seguito di una vera stagione riformista.
Anche in politica estera Saragat volle inizialmente porsi in mezzo tra due blocchi, quello occidentale e quello comunista, per permettere all'Europa di fondare un'unione di popoli che fosse autonoma dai due schieramenti. Così non fu (almeno fino al crollo del muro di Berlino).
Ben presto con la nascita della NATO si andò oltre il Piano Marshall e Saragat si schierò apertamente per il blocco occidentale, unico secondo lui in grado di garantire la libertà nonostante le contraddizioni del capitalismo e dell'imperante consumismo.
I finanziamenti americani appoggiarono le iniziative del suo partito e pian piano si trovò a essere aspramente criticato da sinistra, fu definito il “social-traditore”.
Ma lui era un uomo di sinistra, grande ammiratore delle socialdemocrazie del nord-Europa che riuscivano a rappresentare con la stessa efficacia sia il proletariato sia il ceto medio, garantendo benessere alla spina dorsale delle loro società.
Si ispirò proprio agli stati scandinavi per la prima elaborazione del welfare italiano che permise attraverso misure innovatrici un’offensiva contro la miseria nel nostro Paese profondamente provato dopo la seconda guerra mondiale.
Nel 1952 a seguito della fusione tra PSLI e PSU nacque formalmente il Partito Socialista Democratico Italiano che non divenne col tempo un partito di massa come forse i loro fondatori speravano.
Il PSDI non seppe attrarre i voti del ceto medio e le continue divisioni interne lo portarono fino a un minimo storico del 3% (nel 1987), gli scandali degli anni novanta lo seppellirono definitivamente.
Saragat non seppe gestire al meglio il suo partito, lui però rimase indenne dalle varie degenerazioni della politica: fu  autorevole, saggio, sempre disponibile al dialogo, dall’elevato rigore morale e dallo spiccato lato intellettuale.
Fu eletto Presidente della Repubblica nel 1964 e questa esperienza lo segnò tutta la vita, divenne uno tra i maggiori rappresentanti e difensori delle istituzioni democratiche.
Forse il suo eccessivo anticomunismo lo penalizzò nei rapporti diplomatici con la Sinistra ma non “odiava” il PCI, semplicemente non accettava che un partito comunista completamente diverso da quello di altri stati (succubi dell’egemonia sovietica) fosse incapace di distaccarsi dai finanziamenti di Mosca e da alcune posizioni di deferenza verso l’URSS. Il Partito Comunista Italiano proveniva dalla lotta di Resistenza e fu protagonista delle principali battaglie civili e per i diritti dei lavoratori.
Saragat da uomo di Sinistra era laico non consentiva l’ingerenza nella vita dello Stato da parte della Chiesa Cattolica e prese, a questo proposito, posizioni nette scrivendo a Moro durante le discussioni sulla legge che avrebbe poi permesso il divorzio in Italia.
Spesso nei suoi discorsi richiamava la difesa dei valori dell'antifascismo, furono proprio libertà e giustizia sociale le linee guida della sua politica socialista-democratica e riteneva la Resistenza come il secondo Risorgimento italiano.
Un “destino cinico e baro”, per citare le sue parole, segnò la sorte della socialdemocrazia in Italia.
Giuseppe Saragat si spense l’11 giugno del 1988 ma nonostante fosse impopolare nella ricerca di un riformismo che mirava a innovare il Paese per condurlo in Europa negli stessi anni Craxi valorizzò molto politiche riformiste di stampo socialista-democratico.
Riprendere oggi spunto dai momenti migliori di questi uomini significa piantare le fondamenta per la costruzione di una seria e moderna politica che possa ridare vanto al nostro Paese, capace con le sue risorse naturali, intellettuali, produttive, manifatturiere, agroalimentari di fare la differenza per qualità e capacità straordinarie.
Giuseppe Saragat possa così essere fonte d’ispirazione per i politici di oggi.

                                                                                                    Davide Tosello




(Bibliografia: “Giuseppe Saragat” di Fornaro Federico - Editore Marsilio)

4 dicembre 2013

SOCIALISTI DEMOCRATICI OGGI

Mi definisco un socialista democratico.
Essere socialista per me non significa appartenere a una particolare "setta" politica.
Non significa nemmeno far parte di un’élite legata a chissà quale lobby.
Significa innanzitutto credere nella libertà. Significa credere nella giustizia.
Se la giustizia è sana la libertà sarà piena, se la giustizia è compromessa la libertà non sarà declinata in ogni sua forma.
Un socialista mira a essere un uomo libero.
Deve pertanto concorrere, nel suo piccolo, a realizzare tale condizione.
In molti paesi del mondo è un'impresa ardua, occorrono coraggio e sacrificio.
In Italia occorrono volontà e dedizione.
I principi guida sanciti dalla nostra Costituzione sono condivisi da chi si definisce socialista democratico.
Ed è proprio la Socialdemocrazia l'attuazione pratica dei valori di uguaglianza, solidarietà, laicità, giustizia sociale, unità dello Stato che la stessa carta costituzionale ci ha lasciato in eredità da custodire, difendere ed elogiare.
Ovviamente c'è qualcosa in più che differenzia la nostra Repubblica Democratica da una Socialdemocrazia, quest'ultima si propone di definire le regole di gestione dei mercati.
Regole pubbliche per un mercato libero.
Un socialista democratico non vive nella speranza di una futura liberazione ma concorre nel presente alla costruzione del Socialismo.
Attraverso il cosiddetto Riformismo si gettano le basi per migliorare di volta in volta, in un contesto democratico, l'aspetto del mondo in cui viviamo, quale somma di società e ambiente.
L'impiego dei fattori produttivi se non è garantito dai soggetti economici privati deve essere assicurato dallo Stato attraverso nuova e ponderata spesa pubblica.
Promuovere il benessere attraverso il welfare è sicuramente un'altra sfida.
In Italia c'è molto da fare.
Offrire servizi moderni, snellire la pressante macchina burocratica, ispirarsi al merito e alle pari opportunità tra generi, investire in cultura, prevenire rischi idrogeologici sono tutti metodi che devono innescare crescita e sviluppo.
Purtroppo siamo distanti anni luce da un progresso di tipo socialista democratico.
La redistribuzione del reddito è un altro obiettivo fondamentale per un socialista.
Qui torna in auge un vecchio termine, peculiare dell'analisi marxista, quello della "lotta di classe".
Un termine utile a noi tutti e da impiegare senza dogmatismi per considerare di distribuire al meglio, con principi di uguaglianza, i redditi, riaccendendo la speranza di molte donne e molti uomini che questo Paese ha privato di dignità.
Certamente oggi non parliamo più di classi ma di categorie, il concetto non cambia: in questo terzo millennio permangono condizioni di oppressione e miseria ancora da debellare.
Prendendo in prestito e parafrasando la formula mazziniana "pensiero e azione" oggi noi socialisti abbiamo il compito di sensibilizzare l'opinione pubblica e agire, per quanto ci è possibile, nei campi in cui ci è permesso, al fine di rianimare quel movimento che da sempre si è battuto per i lavoratori tutti e che in Italia ha avuto un ruolo principe per serie politiche riformiste ma è stato sepolto dagli scandali del 1992.
I padri nobili del Socialismo ci hanno consegnato una storia fatta di successi e insuccessi, ma questa è la storia dell'Uomo.
Riprendiamo a studiarli e di fronte a noi si aprirà un mondo fatto di appassionate lotte per le libertà.
Ecco pertanto che la nostra azione si fonda sul pensiero di Andrea Costa, Filippo Turati, Giacomo Matteotti, Carlo Rosselli, Rodolfo Morandi, Gaetano Salvemini, Camillo Prampolini, Pietro Nenni, Sandro Pertini e il padre del socialismo democratico Giuseppe Saragat.
Il mio articolo vuole risvegliare quelle anime che, durante la diaspora socialista, si sono allontanate dalla politica.
Il presente è adesso! E adesso dobbiamo riprendere quel percorso riformista che può permettere all'Italia di allinearsi con gli stati moderni per il miglioramento della qualità della vita, per la piena occupazione, per l'utilità di servizi, per una seria lotta alla povertà.
Siate voi socialisti senza partito, o nel PSI, o in SEL, o nel PD non dimenticatevi il fine ultimo, Carlo Rosselli ce lo ricorda in una sua nota frase: "Il Socialismo non è né la socializzazione, né il proletariato al potere e neppure la materiale uguaglianza. Il Socialismo, colto nel suo aspetto essenziale, è l’attuazione progressiva della idea di libertà e di giustizia tra gli uomini”. 


Dedico questo articolo ad alcuni amici e compagni che da sempre promuovono valori socialisti e democratici:
Giocondo Berti (PD), Lorenzo Borla (PD) e Giacomo Forcella (PSI). 

                                                                                                   Davide Tosello

25 novembre 2013

GIOCHIAMO LA CARTA RENZI

L'8 dicembre 2013 il popolo del centro-sinistra è chiamato a eleggere, attraverso il meccanismo delle Primarie, il nuovo segretario del Partito Democratico.
Iscritti e non-iscritti potranno scegliere il loro futuro leader fra tre candidati: Gianni Cuperlo, Matteo Renzi e Giuseppe Civati.
Se si potesse, io li sceglierei tutti e tre!
Non solo perché "uniti si vince" ma perché tutte e tre le figure in questione esprimono volti di quel mondo in cui io mi riconosco.
Un mondo plurale, solidale, desideroso di cambiamento, che mette al centro il lavoro e la dignità degli oppressi. Un mondo dove la giustizia e l'uguaglianza dovrebbero essere i criteri di riferimento del legislatore.
Detto questo c'è poco da fantasticare, oggi si chiede concretezza pertanto io scelgo Matteo Renzi.
In lui trovo innanzitutto rappresentata quella che è l'attuale richiesta di ogni cittadino: la sana ambizione di voler cambiare davvero questo Paese.
È vero, Renzi non è propriamente un uomo di Sinistra ma ha sposato coraggiosamente la causa.
Questo significa che dovrà tener conto della storia e dell'identità di un popolo, quello della Sinistra appunto, che per troppi anni ha accettato passivamente l'incoerenza e la poca efficacia dei propri rappresentanti.
La Sinistra saprà certamente aprirsi ma dovrà includere anche le storiche anime riformiste (quella repubblicana, socialista, ecc...) come giustamente Civati ha sottolineato nel suo discorso del 24 novembre alla Convenzione Democratica di Genova.
Cuperlo nello stesso giorno ha precisato quanto sia necessario andare in controtendenza alle politiche che hanno deprezzato in questi anni il valore del Pubblico e hanno svalutato il Lavoro e la dignità dei lavoratori tutti.
Ebbene i tre punti di Renzi vanno in questa direzione: Riforme, Lavoro ed Europa.
Se si assume questa responsabilità, ha dalla sua parte milioni di cittadini.
Io mi schiero con lui ma non intendo definirmi "renziano".
Basta con le correnti interne al Partito Democratico, basta con gli opportunismi, basta con gli uomini soli al comando!
Insieme creiamo una Sinistra plurale capace d'interpretare i bisogni di oggi, riducendo al minimo la burocrazia, favorendo gli star-up delle aziende, firmando accordi migliorativi per la condizione dei lavoratori, risolvendo la crisi del credito bancario, cambiando la comunicazione dei mass media per evidenziare davvero le notizie che contano e non i gossip.
Ripartendo dall'Istruzione certamente Renzi ha scelto un tema a me caro.
Rilevante è la necessità d’irrigare questo paese di cultura senza cedere alle tentazioni di ridurre la spesa per l'istruzione come spesso accade in questa Italia povera di “cervelli”.
Di Cuperlo apprezzo la sua preparazione e la sua chiara identità politica ma serve a poco essere un intellettuale di Sinistra se oggi si predica il cambiamento e fino a ieri si è stati complici dell’inconcludenza parlamentare.
Ora è tempo di dare spazio a una nuova classe dirigente.
Di Civati apprezzo la sua coerenza e il suo coraggio ma non si deve essere a tutti i costi "contro" per apparire.
Di Renzi condivido il motto "orgoglio, dignità e bellezza" siamo in grado, tutti assieme, di cambiare verso?
Io ci metto la faccia, appoggio come futuro segretario democratico Matteo Renzi proprio nella speranza di rimettere in gioco la partecipazione dei cittadini alla vita politica.
L'entusiasmo, anche nei momenti difficili, ci deve dar forza per svoltare.
In Europa il cambiamento porta il nome del Partito Socialista Europeo, Renzi ha chiaramente espresso l'intenzione di aderirvi e così anche gli altri candidati.
Un punto in comune non indifferente perché proprio dalle prossime politiche comunitarie si deciderà il futuro dell'Italia e dell'Europa.


 

14 ottobre 2013

IL BLOG

Benvenuti!
Questo Blog non ha particolari pretese, si dispone tra le centinaia e migliaia di siti che sviscerano passioni personali e hobbies.

Il suo tema principale è la Politica, che seguo fin da ragazzino.

Ho scelto attraverso il titolo "Socialismo e Progresso" di indicare chiaramente la mia formazione politica-culturale, maturata negli anni da "autodidatta", e di far risaltare un termine, Socialismo, che molti pensano appartenere esclusivamente al '900.

Non è così, la Rivoluzione Francese (che Salvemini analizzò nel dettaglio in un suo testo), tra il 1789 e il 1799, diede impulso ai desideri di giustizia sociale e uguaglianza propri del Socialismo.
Possiamo affermare che dall'Ottocento in poi il movimento socialista fu protagonista delle principali battaglie a difesa del popolo e dei più deboli.
Tuttora il Socialismo Europeo si batte contro l'austerity e per una giusta redistribuzione della ricchezza.

Non si possono nascondere errori e scelte sbagliate che hanno caratterizzato la storia di questo movimento ma il forte impulso di mettersi sempre in discussione, traducendo i bisogni delle persone in relazione ai tempi vissuti, ha reso il Socialismo immortale.
Non è successo altrettanto per il Comunismo, che dal Socialismo ha tratto le sue radici, ma fissò dei dogmi che si tramutarono in diktat vanificando le lotte operaie e la lealtà di milioni di sostenitori in tutto il mondo.

In questo spazio libero che la tecnologia ci offre, voglio dare, nel mio piccolo, un contributo al confronto, al dialogo, al cambiamento, alla speranza.
Vorrei che la Politica non fosse oltraggiata dai corrotti, dai farabutti e da tutti coloro che la sfruttano per avidità, per soddisfare i propri interessi, i propri tornaconti, il proprio egocentrismo.

Il Socialismo Democratico è la via che ritengo oggi praticabile per la realizzazione delle principali Riforme strutturali di cui necessita la nostra Repubblica e ritengo che attraverso un pensiero socialista-democratico, consapevolmente e saggiamente mutevole, con lo sguardo rivolto al futuro, si possa pensare di realizzare un Paese dove i diritti siano concessi pienamente e i doveri parte integrante del senso di civiltà di un popolo.

A Pietro Nenni piaceva ricordare che un socialista deve essere tesserato.
Io aggiungo che deve essere ovunque, con o senza tessera, nel PSI o in altri partiti ma una condizione rimane ferma: il socialista ha un’anima di Sinistra.
Provo molta tristezza quando leggo di aggregazioni socialiste facenti parte del centro-destra.
Io non mi arrendo di fronte alla dura e complessa strada di aggregazione delle forze riformiste di Sinistra.
La finalità? Il Progresso, appunto.


1 ottobre 2013

RIFORME E SVILUPPO

Mentre il Paese è sull'orlo di un precipizio, la destra reazionaria ed eversiva spinge in un ulteriore aggravio la situazione politica e sociale facendo dimettere i propri ministri dal governo Letta, dopo aver già minacciato le dimissioni in massa dei propri parlamentari.

Non vi sono dubbi, per l'ennesima volta gli italiani si dimostrano insensibili alla politica.
In qualsiasi altra nazione europea non ci sono così forti accessi mediatici per chi disprezza le istituzioni e i principi fondamentali della democrazia come, uno su tutti, la separazione dei poteri dello Stato.
In qualsiasi altra nazione europea l'opinione pubblica sarebbe indignata nell'osservare uno dei maggiori leader politici accusare la magistratura di faziosità o di considerare essa uno strumento politico alimentato per distruggere la sua figura carismatica.
In qualsiasi altra nazione europea un politico (qualsiasi ruolo ricoprisse) si sarebbe dimesso di fronte ad una condanna in via definitiva.
In Italia invece preferiamo delegare ai media le nostre opinioni magari permettendo manomissioni che hanno aiutato Berlusconi (parlavo di lui ovviamente!) a rafforzarsi anche nei momenti in cui sembrava dovesse scomparire definitivamente dal teatrino della politica.
In Italia garantiamo la crescita e lo sviluppo dei "banditi", garantiamo la loro impunità attraverso rinvii, dichiarazioni riappacificanti, poltrone ecc...
Non è una novità, dico bene?
Per molti anni la politica è stata "usata" per proteggersi, sostituì il ruolo delle chiese che tutelavano nell'antichità i delinquenti (ve lo ricordate Fra Cristoforo?).

Se cadessi anch'io nella facile tentazione del "gossip politico" non vi potrei esporre il mio pensiero, quello che teoricamente dovrebbe aiutare il confronto per la costruzione d’idee, quello che ci allontana dalla superficialità, dal "tanto sono tutti uguali".
Bene, voltiamo pagina e lo dico soprattutto alla Sinistra italiana: non dedichiamo ulteriori spazi a Silvio Berlusconi.
Parliamo esclusivamente di ciò che vogliamo costruire, un'Italia diversa.
Occorre tempo ma c'è un'unica via quella di osare, quella di riformare il Paese e consentire lo sviluppo dopo anni di crisi, non solo economica ma sociale, di sistema e di pensiero.
Stiamo regredendo... ma io desidero vivamente un mondo diverso.
L'Italia in passato è stata protagonista del Rinascimento, è giunto il momento di riprovarci.
Chissà se proprio da Firenze, culla di quel fermento artistico e culturale, si alzerà un grido di speranza capace di aggregare donne e uomini di buona volontà desiderosi di scrivere una nuova pagina italiana.
Questa volta occorre fede e per dirla alla Cuperlo "è tempo di crederci".
Questa volta non possiamo permetterci di “smacchiare i giaguari” ma di pensare esclusivamente al bene del Paese, quel "bene comune" di cui si parlava durante le primarie vinte da Bersani e che poi è stato dimenticato troppo presto portando al caos politico-istituzionale e alla crisi dello stesso PD.
Crisi superata?
Se ci riconosciamo con forza in un movimento progressista europeo io dico di si!
L'unità come mezzo di crescita, l'unità come fonte di progresso.

Occorre quindi concentrarci sulle Riforme.
- Legge elettorale
- Mercato del Lavoro
- Lotta alla corruzione
- Istruzione
- Semplificazioni fiscali
- Forma di governo
- Giustizia

Cambiare la seconda parte della Costituzione per modernizzare questo Paese non deve essere un dogma.
Procedere con saggezza, competenza e un sano spirito patriottico (che a Sinistra a volte è latente) è invece prerogativa necessaria alla buona riuscita di quest'opera di revisione atta a creare sviluppo.
Renzi, Cuperlo, Civati, Pittella e chi altro si presenterà alla corsa per la segreteria del Partito Democratico, dovrà avere bene in testa che non ci saranno altre possibilità, la situazione è drammatica. Riforme e sviluppo, subito!
È arrivato il momento di chiudere anche gli spifferi, mi riferisco a quelle numerose correnti che attraverso conferenze, convegni, congressi non fanno altro che dividere un grande partito dall'ambizione riformista.
Gli incontri si fanno sui temi e non attorno a gruppi ristretti di persone.
Il Partito Democratico deve uscire da una logica che con la parvenza di garantire il pluralismo favorisce le divisioni.
Scegliamo pertanto i temi e discutiamone insieme sotto un'unica bandiera quella del più grande partito italiano d’ispirazione riformista, il Partito Democratico.


24 luglio 2013

VERSO IL CONGRESSO DEL PD: SINISTRA E SOCIALISMO EUROPEO


In questo 2013 sono entrato nel Partito Democratico perché, come ho già avuto modo di ribadire in altre circostanze, reputo necessaria un'aggregazione di tutte le componenti riformiste del nostro Paese.
Carlo Rosselli già nel '29 riteneva opportuna una "sintesi federativa di tutte le forze che si battono per la causa della libertà e del lavoro".
In vista del Congresso PD di fine anno vorrei richiamare l'attenzione su due aspetti inscindibili per un partito politico che si richiama apertamente al Riformismo: Sinistra e Socialismo Europeo.

Il primo aspetto è dato dalla posizione politica che intendiamo seguire, la Sinistra appunto.
Ciò significa che principi di uguaglianza, giustizia sociale, solidarietà e laicità non solo devono essere oggi condivisi ma dobbiamo adoperarci affinché la nostra società sia in grado di trasmettere alle generazioni future tali valori.
Nel nostro Comune (San Giuliano Milanese) possiamo essere protagonisti del Riformismo con il progetto "Città Metropolitana" contribuendo al dibattito per la  creazione di un'Area che razionalizzi, evitando sprechi, le risorse dei comuni nell'hinterland milanese, abbattendo così i costi della Provincia, ente destinato a scomparire.
Possiamo proseguire il nostro percorso, come già avviene, con il rilascio delle cittadinanze onorarie per avvalorale il doveroso "ius soli".
Possiamo tornare ad occuparci di ambiente, non solo coprendo le buche nelle strade, ma restituendo decoro alla Fonte di Campoverde: siamo stati tra i primi comuni ad averla e ora non siamo certo i primi nel custodirla.
Dobbiamo certamente occuparci delle innumerevoli discariche abusive e riportare all'ordine la piattaforma ecologica comunale.
Insomma... il lavoro da fare, come al solito, è immenso e le difficoltà di sistema sono note ma, senza perderci d'animo ed interpretando il senso di responsabilità e la tenacia che da sempre ci contraddistingue, dovremo impegnarci tutti, Amministrazione, Partito e cittadini a donare un volto nuovo a questa città perché San Giuliano Milanese ha tutte le caratteristiche per divenire un modello tra i comuni a guida Centro-Sinistra.
Proprio alla Sinistra spetta il compito di fulcro dell'azione politica riformista.
Abbandonata oramai ogni forma di massimalismo, la Sinistra Riformista è oggi rappresentata in toto proprio dal Partito Democratico.
È vero che inizialmente il PD è stata la somma sinistra+centro, dei DS e della Margherita, ma è altresì evidente la pressante richiesta di progresso e benessere proveniente dai cittadini e solo la Sinistra in quanto tale può intercettare questo disagio trovando soluzioni ispirate ai principi di uguaglianza che ci porteranno fuori dalla crisi.

A maggio 2014 ci saranno le elezioni politiche europee e per la prima volta si determinerà il capo dell'esecutivo dell'Unione, saranno quindi i cittadini a decidere chi dovrà guidare le sorti del Vecchio Continente.
Il Partito Democratico, in quanto forza riformista e di Sinistra, ritengo debba far parte del Partito Socialista Europeo in opposizione alle forze conservatrici dei popolari e dei liberali di PPE e ALDE.
Sarà Martin Schulz il candidato socialista alla presidenza della Commissione Europea e penso sia nostro compito appoggiare questa candidatura per un diverso modello di sviluppo, alternativo all'austerità.
Il Partito Democratico deve quindi sciogliere le riserve ed entrare a pieno titolo nella squadra del Socialismo Europeo così come hanno già fatto da tempo i grandi partiti riformisti: dal Labour inglese, al PS francese, al SPD tedesco.
Piena occupazione, mercati soggetti a regole, economia al servizio del benessere e controllo democratico sono i principali punti a cui il programma fondamentale del PSE si ispira.
Lavoriamo insieme favorendo l'unità internazionale dei progressisti, ridiamo identità al Partito Democratico: promotore di cambiamento, forza della Sinistra italiana e, mi auguro, del Socialismo Europeo.




25 maggio 2013

I 150 anni dell'SPD




In questi giorni a Lipsia, con una grande cerimonia al Gewandhaus, si sono svolte le celebrazioni per i 150 anni di storia del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD).
Il 23 maggio del 1863 nacque infatti, grazie a Ferdinand Lassalle, l'Associazione Generale degli Operai Tedeschi che prese poi il nome attuale, nel 1890, di Sozialdemokratische Partei Deutschlands.
Freiheit, Gleichheit, Brüderlichkeit! (Libertà, Uguaglianza, Fraternità!) recitava uno dei primi stendardi di questo movimento politico che diede impulso, sin dalla sua nascita, alla realizzazione di conquiste sociali che si traducevano in diritti per i lavoratori, mediante una stretta collaborazione con i sindacati, e successivamente fu artefice di importanti riforme garantendo istruzione gratuita, assistenza sanitaria per tutti, salario minimo.
I socialdemocratici furono i protagonisti della Repubblica di Weimar (1919-1931) cercando di ridare slancio alla Germania, dopo la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale, dotandola di una nuova Costituzione.
Ci furono poi i periodi bui a causa della crisi economica del 1929, l’ascesa al potere del Nazismo di Hitler che definì fuori legge l’SPD e solo con la fine della Seconda Guerra Mondiale nel 1946 riprese a rivivere quello che oggi è considerato uno dei più antichi partiti del mondo.
Nonostante nel 1954 i socialdemocratici abbandonarono ufficialmente il marxismo, furono capaci di instaurare un dialogo costruttivo con i Paesi del blocco sovietico aprendo con Willy Brandt (premio Nobel per la pace nel 1971) il periodo noto come Ostpolitik.
Il Welfare State promosso da Gerhard Schröder, con le riforme del suo governo (tra il 1998 e il 2005), è un punto di riferimento per tutti i partiti progressisti europei: integrazione, politiche per la famiglia, per le donne, per l’istruzione sono i nodi centrali che hanno dato una solida ossatura alla Germania che oggi può certamente dirsi uno degli stati meno colpiti dall’attuale crisi economica.
La stessa cancelliera Angela Merkel, avversaria principale del socialdemocratico Peer Steinbrück alle prossime elezioni tedesche di settembre 2013, ha partecipato alle celebrazioni tessendo le lodi di un Partito, l’SPD, che “ha saputo dare voce alla democrazia”.
Questo evento di Lipsia è senz’altro da tenere in considerazione dalla sinistra riformista italiana, l’SPD si fa promotore di allargare la vetusta Internazionale Socialista ai partiti europei che fanno capo alla sinistra liberale o a quella cattolica sociale.
Il Partito Socialdemocratico Tedesco ha da sempre coniugato l’economia di mercato alla necessità di diritti e pari opportunità: l’economia sociale di mercato è sicuramente uno dei punti comuni per tutti i partiti progressisti di stampo europeista.
Per questo è nata ora l’Alleanza Progressista (Progressive Alliance) a cui Pier Luigi Bersani diede battesimo alla conferenza iniziale tenutasi a Roma nel dicembre del 2012.
Il Partito Democratico dovrà continuare una stretta collaborazione con l’SPD, il PS francese, il Labour inglese per dar voce a politiche di crescita e ridurre quelle di rigore dei conti pubblici, quest’ultime purtroppo considerate sino ad ora le uniche armi per sconfiggere questa grave congiuntura economica.
L’SPD non ha mai avuto paura di cambiare nome ma ha capito da sempre che una sinistra che guarda al progresso e si mette in discussione deve tenere conto di due termini inseparabili: Democrazia e Socialismo.
"Dove c'è un povero al fianco c'è un socialista" diceva il buon don Andrea Gallo, prete fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova e da pochi giorni scomparso (22 maggio) , ridiamo, noi tutti riformisti, importanza ad una Sinistra italiana che guardi con rispetto alla socialdemocrazia europea e alle idee liberali che hanno saputo creare le basi per un’Europa democratica ma ancora da plasmare e da vivere.
Sarà proprio l’impegno di noi progressisti che porterà nel prossimo futuro alla creazione degli Stati Uniti d’Europa.

22 aprile 2013

Napolitano Bis e il senso di responsabilità

Per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, il Parlamento sceglie di rieleggere come Capo dello Stato un ex-Presidente: Giorgio Napolitano, dopo essere stato così l'undicesimo, sarà anche il dodicesimo Presidente della Repubblica Italiana.
L'autorevolezza, il senso di responsabilità, l'amore per la Patria, il profondo rispetto per le Istituzioni e la sensibilità umana, sono le caratteristiche che fanno di Giorgio Napolitano una figura di rilievo del panorama politico italiano e internazionale.

Il 20 aprile 2013, con 738 voti su 997 votanti dei 1007 aventi diritto, il Parlamento si è espresso con una scelta che ha voluto salvaguardare l'unità della Nazione dopo l'instabilità che si è venuta a creare con i risultati delle ultime elezioni e i falliti tentativi messi in atto per dare fiducia a un eventuale governo guidato da Pierluigi Bersani.

Ora di fronte al Paese la necessità di avere un governo stabile diviene l'assoluta priorità per ridare un minimo di speranza a giovani, precari, disoccupati, esodati, cassaintegrati, pensionati e a tutte quelle persone che si trovano in difficoltà a fine mese. La situazione è diventata insostenibile.

Chi potrà guidare questo nuovo governo?

Lo sapremo presto... Sappiamo certamente che quello di cui il Paese ha meno bisogno sono ulteriori divisioni del CentroSinistra, unica aggregazione per un rinnovamento serio e responsabile che in questi giorni ha dato il peggio di sè. Sono rimasto deluso profondamente, anche perchè da poco tesserato, dal comportamento del Partito Democratico che ha visto, attraverso lotte interne, la disgregazione totale della segreteria nazionale con le conseguenti dimissioni di Bersani, Bindi e altri esponenti del direttivo.

Mi auguro che in questi giorni ci si accorga che è in gioco il destino dell'Italia e il CentroSinistra ne rappresenta una buona fetta: riconsegnare il Paese alla Destra sarebbe un atto folle che costerebbe caro a tutti noi.

Un appello ai politici, nostri rappresentanti: siate responsabili così come lo è il nostro Capo dello Stato, Giorgio Napolitano.


25 marzo 2013

CONFLUIRE NEL PD. Tesi politica sulla necessità di un’aggregazione delle forze riformiste.

In data 24 marzo 2013 il segretario della sezione PSI a cui sono iscritto ha dato le dimissioni dal suo incarico e ha proposto attraverso valide motivazioni la sua intenzione di confluire nel Partito Democratico.

Ecco il discorso che ho tenuto all'assemblea socialista del 24 marzo 2013 in supporto alla tesi del nostro segretario.


Dalle elezioni politiche del 24/25 febbraio emerge una situazione di ingovernabilità del Paese: la risicata vittoria della coalizione di centrosinistra alla Camera, l'affermazione del Movimento 5 Stelle, guidato da Beppe Grillo e l'inatteso recupero del PDL di Berlusconi richiedono un'attenta analisi sui veri bisogni dell'elettore italiano.
Lavoro, legalità, tagli ai costi della politica, minor burocrazia, riduzione del carico fiscale sia alle imprese che ai lavoratori, seria lotta all'evasione fiscale, una giustizia efficiente e una nuova legge elettorale: sono questi i temi che il cittadino oggi vuol vedere risolti.

Solo la politica può occuparsi seriamente di trovare soluzioni atte allo sviluppo e al progresso del Paese.
Oggi i politici sono stati i complici dell'attuale inadeguatezza del sistema che dovrebbe regolare i mercati finanziari, i rapporti tra banche e imprese, i rapporti tra cittadini e banche, e i rapporti tra lavoratori e imprese.
Si è spesso "lasciato fare" ai mercati, nel pieno riconoscimento di politiche ultraliberiste, attribuendo a loro i poteri che in realtà sono della politica.
L'elettore non ha perdonato che i politici si distaccassero dal fare il loro mestiere e ha preteso, attraverso il voto, un ritorno alla Democrazia reale.
Una democrazia fatta di scambi di opinione, di orientamenti politici, di discussioni anche accese ma con un unico scopo quello di dare soluzione ai problemi dei cittadini.

In regione Lombardia assistiamo ad un vero atto di masochismo: nonostante gli scandali e la corruzione della giunta guidata dal centrodestra, gli elettori di questo schieramento (forse solo per un senso di appartenenza) hanno dato fiducia nuovamente all'asse Lega Nord - Popolo della Libertà conquistando la guida della regione con Roberto Maroni.
Sono riusciti a comunicare, mentendo, un desiderio di cambiamento (macro regione, ecc...).
Noi socialisti, sentinelle della democrazia, percepiamo fin da subito l'assurdità delle proposte del centrodestra ma come loro, per un senso di appartenenza, abbiamo votato il nostro simbolo pensando di essere poi influenti in Regione.
La battaglia è stata persa: solo lo 0,30% dell'elettorato lombardo ci ha "premiato"... o forse ci siamo semplicemente contati?

Nel nostro comune, San Giuliano Milanese, sono 72 i voti (0,38%) al Partito Socialista Italiano.
Dopo tangentopoli, la diaspora socialista e la rinascita del Partito, guidato ora da Riccardo Nencini, dobbiamo renderci conto che la missione è fallita.
Siamo in Parlamento con 6 compagni eletti nelle liste del PD, ma se avessimo partecipato alla campagna elettorale in autonomia (com'è successo in Lombardia) non avremmo preso nemmeno un seggio.
Nel futuro non ci sono altre scelte se non quella di entrare a pieno titolo nella maggior forza politica di ispirazione riformista del nostro Paese, il Partito Democratico.
  
 L'articolo 29 dello Statuto del Partito Democratico favorisce la libertà e il pluralismo associativo e stabilisce rapporti di collaborazione con fondazioni, associazioni ed altri istituti, nazionali ed internazionali, a carattere politico-culturale e senza fini di lucro, garantendone e rispettandone l’autonomia. Questi gruppi sono quindi visti come strumenti per la divulgazione del sapere, per il libero dibattito scientifico, per l'elaborazione politico-programmatica e le loro iniziative non sono soggette a pareri degli organi del Partito Democratico.

Pertanto… sostengo la tesi del nostro segretario Giocondo Berti e propongo di confluire nel PD.
Non come un'associazione, né come un partito, né come una fondazione ma come libero pensiero!
Siamo un gruppo di persone che non rinnegano la propria identità e la propria storia, desiderano aggregare e non dividere, vogliamo far leva all'interno di un grande progetto riformista sui valori che caratterizzano da sempre i socialisti: Lavoro, Libertà, Giustizia, Progresso, Laicità, Uguaglianza, Solidarietà.
Noi saremo alfieri di questi valori e li esporremo con orgogliosa convinzione.
Non rinunciamo quindi ad essere socialisti, continuiamo a essere tali all'interno di una forza pluralista, che raccoglie la maggior parte dell'elettorato di centrosinistra, una forza responsabile che vede nell'Italia il bene comune.