Oggi si parla di
"riabilitazione" di un “personaggio controverso”, tanto amato quanto
detestato.
Io non ho bisogno di fare
operazioni di "revisionismo".
Ho studiato la sua vita, i
suoi ideali, la sua visione politica attraverso i suoi scritti e alcune
biografie.
Ho concluso, già da tempo
ormai, che quest'uomo aveva un forte temperamento, una grande capacità
decisionale, un lungimirante pensiero riformista, un sincero spirito
patriottico, un alto sentimento di libertà.
Aveva dei limiti, come
tutti gli esseri viventi.
Poi come tutti gli uomini
politici ha avuto una parabola ascendente e una discendente, oggi il divario
tra queste due parabole si è notevolmente ridotto: i leader attuali sono delle
meteore.
Una cosa è certa, l'Italia
durante i suoi governi ha potuto mostrarsi al mondo per quello che era:
un'eccellenza di talenti, una nazione moderna votata al progresso, una
repubblica inserita in un contesto internazionale delicato (Guerra fredda) e capace
di prendere le distanze tanto dall'URSS (consolidamento NATO) quanto dagli USA
(ved. Sigonella).
La colpa di Bettino Craxi
fu quella di far parte di un Sistema di finanziamenti illeciti o irregolari
verso le casse del proprio partito (non verso le sue tasche come tuttora gridano
i detrattori).
Il PSI di Craxi non fu un
caso isolato, tutti i maggiori partiti italiani ebbero questo approccio per far
fronte alle alte spese della politica.
Comportamenti da
condannare senza nessuna esitazione perché causano malaffare, corruzione,
interessi lontani dal bene comune.
Bettino Craxi pagò questa
colpa in maniera spropositata a causa di un giustizialismo giacobino che,
proprio come nella Rivoluzione francese, non risolse i mali del Paese
riportando di fatto a una successiva peggiore "restaurazione".
Non voglio invitare
nessuno a fare una riflessione laica su quanto avvenuto, chi vuole approfondire
non ha bisogno certo di un mio stimolo: sarebbe però ora di finirla con il
dileggio, il turpiloquio, le falsità e le offese gratuite nei confronti di
questo uomo. Che riposi in pace.
Per quanto riguarda la
storia socialista, altrettanto sbeffeggiata da una certa sinistra sin dai tempi
di Matteotti, non andò meglio.
Una storia che narra il
progredire di una nazione, una storia fatta di intuizioni e concrete riforme
che trasformarono il nostro Paese arretrato e spesso martoriato dalle guerre in
una evoluta democrazia.
Il Partito Socialista
Italiano si inserì nell'alveo del centro-sinistra e permise grandi conquiste
sociali, civili, di libertà.
Ancora oggi c'è bisogno
dell'eresia socialista, ancora oggi c'è bisogno di una società fondata sui
meriti e i bisogni.
Invece... "Carthago delenda est"!
Tutto questo non conta,
siamo l'unico Paese europeo a non avere un forte partito socialista (ai tempi
schiacciato da due dogmi, quello comunista e quello democristiano, a seguire
annientato da Tangentopoli) e a non avere un suo erede.
Chi ora pensa al PD come
erede del PSI sta prendendo una cantonata, prima di raccogliere un'eredità
occorre fare i conti con la propria storia.
Nel nostro piccolo, noi
socialisti continueremo a promuovere i nostri valori.
Non abbiamo pretese di
essere influenti, sarebbe già un traguardo essere autonomi.
Una storia lunga 128 anni
ha bisogno di un po' più di rispetto, aiuterà tutti a comprendere il nostro
presente e a gettare le basi per un futuro migliore.