6 gennaio 2013

Il 2013 e il futuro politico dell'Italia

Il 21 dicembre 2012 si è concluso il secondo governo della XVI legislatura, quello guidato dal senatore a vita Mario Monti.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri ha dato le dimissioni in quanto il Popolo delle Libertà ha ritenuto di non appoggiare oltre misura il governo cosiddetto "tecnico".

Si preparano pertanto in questo inizio 2013 gli schieramenti politici che porteranno al voto gli italiani il 24 e il 25 febbraio.
Si sfideranno da sinistra: la coalizione riformista PD-SEL-PSI, quella della sinistra d'alternativa guidata da Ingroia (Rivoluzione Civile); al centro: coloro che appoggeranno l'agenda Monti (UDC, FLI e Montezemolo) e a destra: Berlusconi, la Lega Nord, Storace e La Russa (Fratelli d'Italia).
Ci sarà inoltre il Movimento 5 Stelle guidato da Beppe Grillo, tra i nuovi protagonisti della scena politica italiana in Parlamento.
Come di consueto molti altri partiti nasceranno in questo periodo di presentazione delle liste, sicuramente un aspetto negativo per una moderna democrazia che punta ad un bipolarismo perfetto.
In realtà dovrebbe essere un bene, in quanto maggiore partecipazione teoricamente garantirebbe maggiore democrazia.
Ma non è così: questi partiti vogliono solo garantirsi attraverso alleanze strategiche un posto privilegiato in Parlamento magari riciclando nomi noti della peggiore politica.

Anche grandi partiti dotati di grande visibilità come il PDL si affannano con Berlusconi, apparendo a tutte le ore in ogni televisione e in ogni giornale, nella speranza di recuperare posizione di prestigio nei confronti del popolo italiano.
Mi auguro che l'elettore non cada per l'ennesima volta in questa trappola che ha portato il Paese a sospendere la politica e a richiedere l'intervento di un governo dei tecnici, con il conseguente stallo della crescita a (s)vantaggio di una rigorosa tassazione che ha colpito le classi medio-basse e i consumi.
Rimettere al centro il lavoro, senza demagogie, ma con programmi certi di sviluppo deve essere uno dei punti forza su cui misurarsi per convincere l'elettore indeciso o l'elettore deluso da anni di malgoverno delle destre.

Mi auguro che la sinistra riformista possa una volta tanto indirizzare il Paese fuori dalla crisi, puntando su una solida unione degli stati europei, garantendo e allargando diritti civili, ponendo davanti a se il Bene Comune e non interessi personalistici.
Penso che il Socialismo Europeo sia un solido punto di riferimento che i partiti progressisti italiani debbano riconoscere per compiere un percorso insieme verso il Riformismo.
Solo il PSI in Italia aderisce al PES (Party of European Socialists) e all'Internazionale Socialista.
Mi auguro che PD e SEL possano presto riflettere sull'importanza di questa adesione che porterebbe in futuro la possibilità di creare un partito progressista italiano con maggior forza e capacità di coesione.