6 giugno 2018

Pragmatismo al potere o retorica populista?

L'insediamento del nuovo Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, frutto di un'alleanza post-elettorale tra Movimento 5 Stelle e Lega va guardato con rispetto.

Sarò eretico, come sempre, ma gli ultimi governi spacciati come "riformisti" non mi sono affatto piaciuti.

I lavoratori hanno scelto altri lidi e se di fronte a loro si troveranno il pragmatismo al potere o una becera retorica populista lo scopriranno e lo scopriremo presto.

Questo governo non sarà esente dal giudizio del popolo, sempre più attento e meno dogmatico di un tempo.

Anche se le ideologie sono crollate, gli italiani hanno bisogno di certezze e stabilità tante quante ne chiedono i mercati e la Troika.

Ci chiediamo tutti dove, i nuovi inquilini di Palazzo Chigi, troveranno risorse così imponenti per realizzare un programma a tratti rivoluzionario, a tratti utopistico.

L'abolizione della Legge Fornero, una più attenta gestione dei flussi migratori, legittima difesa, attenzione alle disabilità, misure di welfare che tutelino chi perde il posto di lavoro, sono iniziative che un socialista dovrebbe seguire con attenzione e supportare, se in linea con i principi costituzionali.

Simpatie per politiche filo-russe o ungheresi, voci di leggi speciali contro i Rom, discriminazioni contro le famiglie omosessuali, Fla-Tax, possibili condoni, sono invece misure che dovrebbero preoccupare chi ha a cuore un futuro europeista, attento ai diritti civili e alle uguaglianze, alla progressività fiscale e alla promozione di una cittadinanza responsabile e attiva.

C’è poi il problema, vero e proprio cancro, delle mafie nel nostro Paese.

La morte del migrante sindacalista Sacko non va trascurata e considerata come l'ennesimo fatto di cronaca nera.

Quando la malavita ha pieno possesso del territorio lo Stato deve lottare per riappropriarsi dello spazio perduto.

Le tendopoli create dai governi precedenti hanno di fatto permesso alla mafia manodopera a costo zero.

Questo è il vero problema democratico, non il governo Lega-5Stelle.

È chiaro che se questi due ambigui movimenti politici non saranno in grado di ripristinare l'ordine democratico avranno fallito la loro missione.

La politica non può avere come ordine del giorno solo i punti di un contratto firmato davanti al notaio, occorre una politica generalista attenta e sensibile alle varie dinamiche interne e internazionali.

Buon lavoro al nuovo governo, lo dico da italiano.
Da uomo di sinistra invece auspico, in tempi brevi, la nascita di un nuovo orizzonte capace di recuperare tutti quei voti popolari che sono ora migrati verso movimenti populisti e a tratti identificabili come reazionari.


21 marzo 2018

SOCIALISMO LIBERALE, L’ORIZZONTE DEI RIFORMISTI

Ho atteso qualche settimana prima di commentare nel mio blog l’esito delle elezioni politiche del 4 marzo.
Ho dovuto riflettere attentamente, cancellandomi dai social network, informandomi autonomamente e mettendo in discussione alcune mie convinzioni.
Non vi è dubbio, la Seconda Repubblica è finita.
Sono finiti i partiti che hanno partecipato alla vita politica del nostro Paese e le ideologie che hanno ispirato per molto tempo milioni di cittadini.
Temo però non siano venute a meno certe malsane abitudini degli italiani.
Chiedere, chiedere e chiedere… in cambio di un voto.
Il voto consegna alla Lega un Nord che “chiede” meno tasse per le imprese, maggiori tutele alle partite IVA, risposte alla forte immigrazione e consegna al Movimento 5 Stelle un Sud, devastato dal perenne disinteresse politico e dal cancro delle mafie, che “chiede” un sussidio di disoccupazione/reddito di cittadinanza.
Sembra di esser tornati agli anni Venti del Novecento, quando Piero Gobetti denunciava lo squallore di una Sinistra proletaria devota al parassitismo e una Destra borghese decisamente protezionista.
Il Fascismo allora ebbe la meglio.
Oggi ci auguriamo di non cadere in tempi bui, ma il destino che ci attende non pare essere così luminoso.
Ve lo immaginate se Lega o CinqueStelle declinassero il termine “meritocrazia” e attuassero strumenti atti a realizzare un simile meccanismo?
Nell’odierno Stivale sarebbe il trionfo dei lacchè e dei furbetti.

La soluzione? Un sano liberalismo, fatto di pesi e contrappesi, che possa dare respiro alla vera politica: una politica lungimirante, di stampo riformista, capace di superare destra e sinistra per mettere al centro l’individuo e le sue libertà, capace di valorizzare diritti sociali ed esigere doveri atti a muovere anche gli spiriti dei soggetti più renitenti.
La comunità si muove se unita, ma le differenze tra Nord e Sud mostrano una spaccatura insanabile: l’agenda politica deve inserire tra i suoi principali punti lo sviluppo di un federalismo democratico in grado di risolvere, almeno in parte, tali differenze.
Dopo l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, rischiamo però di consegnare il Paese o a una destra regressiva che aumenterà le disuguaglianze o a populisti che porteranno le casse dello Stato a un inequivocabile dissesto.
Questi due possibili scenari saranno, se non si troveranno ampie maggioranze in Parlamento, il preludio (nel caso peggiore) di un “commissariamento” europeo o (nel caso “migliore”) di un ennesimo governo tecnico-politico magari guidato dal Monti di turno (forse Mario Draghi?).

Il centro-sinistra è stato cancellato, nonostante il PD ha ancora un certo consenso nell’Italia centrale, la sinistra alternativa è ridotta al lumicino, quella più radicale festeggia consensi pari all’1%: tra paradossi, perdite di identità, assenza di leadership, politiche neoliberiste, vetusti linguaggi o moderna comunicazione priva di appeal, la Sinistra chiude i battenti.
Corbyn nel Regno Unito e Sanders negli USA hanno ridato un senso al termine Socialismo, ma non basta: nessuno dei due leader governa o detta le priorità.
Accanto al Socialismo la Sinistra internazionale deve esplicitamente assumere il Liberalismo come progetto di rinnovamento del proprio bagaglio politico-culturale.
In Italia dobbiamo riscoprire Carlo Rosselli, Giuseppe Saragat, Norberto Bobbio, Bettino Craxi: il socialismo liberale è l’ultima opportunità per porre le basi di una Sinistra moderna, riformista, moderata, responsabile e capace di rispondere a temi caldi come la lotta alle disuguaglianze e alla disoccupazione, la salvaguardia ambientale, il controllo dei flussi migratori, la sicurezza, un welfare equilibrato che non gravi fortemente sulle casse dello Stato, la diminuzione del debito pubblico, una valorizzazione del turismo sostenibile, la creazione degli Stati Uniti d’Europa… e perché no, la difficile impresa di rendere meritocratico il nostro Bel Paese.

Riepilogo Dati Elezioni Politiche 2018


5 febbraio 2018

ELEZIONI POLITICHE 2018: Un mese al voto.

Il 4 marzo andremo a votare per eleggere il nuovo Parlamento italiano con una pessima legge elettorale, una legge sostanzialmente proporzionale con una parvenza di maggioritario.
Non ci sono grosse possibilità di eleggere candidati dei territori, a meno che la Lista che ha compilato i “nominati” sia stata davvero attenta a questa qualità.
Qualità non da poco, dal momento che viene richiesta a gran voce da anni.
Il PD si presenta a questa tornata elettorale con un entourage spiccatamente “renziano”, se pensiamo che la minoranza espressa dopo il congresso dem arriva al 30% e oggi viene rappresentata da un 10% del totale dei candidati.
Forza Italia, con Berlusconi più rivitalizzato che mai, mostra le solite incongruenze portando con sé reazionari, moderati, razzisti, popolari, mancano i due liocorni.
I Cinque Stelle, vera rivelazione di questi ultimi anni, sono invece un movimento sempre più partito che si appresta a divenire il punto di riferimento per operai, disoccupati e precari. L’inesperienza è però un punto di debolezza, a detta di molti osservatori.
Si presentano da soli massimalisti di sinistra, Potere al Popolo; MDP/Possibile/Sinistra Italiana nella lista Liberi e Uguali guidata da Pietro Grasso che cerca di rappresentare una sinistra di governo critica; Insieme (socialisti, verdi, civici-prodiani) alleata del PD, così come la lista della Lorenzin Civica Popolare; Emma Bonino ha preferito a liste laiche un compromesso con Tabacci per dar vita alla lista +Europa.
A destra, daranno una mano a Berlusconi, i leghisti in forte ascesa guidati da Salvini; Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni che si definiscono “patrioti” (non aggiungo altro); Fitto e Lupi guidano Noi con l’Italia.
Circa un anno fa lasciai il Partito Socialista Italiano, i miei piccoli incarichi e la politica attiva.
Oggi pratico volontariato ospedaliero, che considero un concreto aiuto sociale, e rimango distaccato dalla scena politica pur coltivando il mio spirito critico, eretico, marcatamente socialista-democratico-liberale-libertario.
Devo dirvi che non sono mai stato così indeciso come oggi: è la prima volta, da quando mi è stato concesso il diritto di voto, che non mi sento rappresentato da questi schieramenti e neppure da un singolo partito o movimento.
La politica ogni anno fa un passo indietro, lascia spazio sempre più a interessi di parte senza cogliere i bisogni generali della comunità: al via le “balle elettorali” che di sicuro non lasceranno spazio ad argomenti seri, dopodiché se nessun partito avrà una maggioranza finiremo per avere una grande coalizione all’italiana o un governo tecnico, o del Presidente che dir si voglia.
Insomma il nostro voto temo non cambierà volto all’attuale classe dirigente: forse entreranno più giovani o più donne, ma saranno tutti dipendenti di un capo perché oggi la politica è personalizzazione delle idee.
Abbiamo bisogno invece di un progetto, anche a lungo termine, capace di andare oltre i leader.
Abbiamo bisogno di un progetto condiviso, a destra come a sinistra, capace di sfondare le segreterie dei partiti e imprimere l’obiettivo principale nella mente delle persone: il bene comune.
Utopia? Certo che sì.
Per questo voteremo il meno peggio e non certo il migliore.
Io stesso, probabilmente, sceglierò un voto d’opinione. Voterò una lista che porti avanti alcuni temi come la tutela del lavoro, un welfare universalistico, la redistribuzione della ricchezza, l’uguaglianza, il rispetto per l’ambiente, la difesa della Costituzione.
Voterò Liberi e Uguali, ripeto un voto d’opinione più che di appartenenza.