1 ottobre 2013

RIFORME E SVILUPPO

Mentre il Paese è sull'orlo di un precipizio, la destra reazionaria ed eversiva spinge in un ulteriore aggravio la situazione politica e sociale facendo dimettere i propri ministri dal governo Letta, dopo aver già minacciato le dimissioni in massa dei propri parlamentari.

Non vi sono dubbi, per l'ennesima volta gli italiani si dimostrano insensibili alla politica.
In qualsiasi altra nazione europea non ci sono così forti accessi mediatici per chi disprezza le istituzioni e i principi fondamentali della democrazia come, uno su tutti, la separazione dei poteri dello Stato.
In qualsiasi altra nazione europea l'opinione pubblica sarebbe indignata nell'osservare uno dei maggiori leader politici accusare la magistratura di faziosità o di considerare essa uno strumento politico alimentato per distruggere la sua figura carismatica.
In qualsiasi altra nazione europea un politico (qualsiasi ruolo ricoprisse) si sarebbe dimesso di fronte ad una condanna in via definitiva.
In Italia invece preferiamo delegare ai media le nostre opinioni magari permettendo manomissioni che hanno aiutato Berlusconi (parlavo di lui ovviamente!) a rafforzarsi anche nei momenti in cui sembrava dovesse scomparire definitivamente dal teatrino della politica.
In Italia garantiamo la crescita e lo sviluppo dei "banditi", garantiamo la loro impunità attraverso rinvii, dichiarazioni riappacificanti, poltrone ecc...
Non è una novità, dico bene?
Per molti anni la politica è stata "usata" per proteggersi, sostituì il ruolo delle chiese che tutelavano nell'antichità i delinquenti (ve lo ricordate Fra Cristoforo?).

Se cadessi anch'io nella facile tentazione del "gossip politico" non vi potrei esporre il mio pensiero, quello che teoricamente dovrebbe aiutare il confronto per la costruzione d’idee, quello che ci allontana dalla superficialità, dal "tanto sono tutti uguali".
Bene, voltiamo pagina e lo dico soprattutto alla Sinistra italiana: non dedichiamo ulteriori spazi a Silvio Berlusconi.
Parliamo esclusivamente di ciò che vogliamo costruire, un'Italia diversa.
Occorre tempo ma c'è un'unica via quella di osare, quella di riformare il Paese e consentire lo sviluppo dopo anni di crisi, non solo economica ma sociale, di sistema e di pensiero.
Stiamo regredendo... ma io desidero vivamente un mondo diverso.
L'Italia in passato è stata protagonista del Rinascimento, è giunto il momento di riprovarci.
Chissà se proprio da Firenze, culla di quel fermento artistico e culturale, si alzerà un grido di speranza capace di aggregare donne e uomini di buona volontà desiderosi di scrivere una nuova pagina italiana.
Questa volta occorre fede e per dirla alla Cuperlo "è tempo di crederci".
Questa volta non possiamo permetterci di “smacchiare i giaguari” ma di pensare esclusivamente al bene del Paese, quel "bene comune" di cui si parlava durante le primarie vinte da Bersani e che poi è stato dimenticato troppo presto portando al caos politico-istituzionale e alla crisi dello stesso PD.
Crisi superata?
Se ci riconosciamo con forza in un movimento progressista europeo io dico di si!
L'unità come mezzo di crescita, l'unità come fonte di progresso.

Occorre quindi concentrarci sulle Riforme.
- Legge elettorale
- Mercato del Lavoro
- Lotta alla corruzione
- Istruzione
- Semplificazioni fiscali
- Forma di governo
- Giustizia

Cambiare la seconda parte della Costituzione per modernizzare questo Paese non deve essere un dogma.
Procedere con saggezza, competenza e un sano spirito patriottico (che a Sinistra a volte è latente) è invece prerogativa necessaria alla buona riuscita di quest'opera di revisione atta a creare sviluppo.
Renzi, Cuperlo, Civati, Pittella e chi altro si presenterà alla corsa per la segreteria del Partito Democratico, dovrà avere bene in testa che non ci saranno altre possibilità, la situazione è drammatica. Riforme e sviluppo, subito!
È arrivato il momento di chiudere anche gli spifferi, mi riferisco a quelle numerose correnti che attraverso conferenze, convegni, congressi non fanno altro che dividere un grande partito dall'ambizione riformista.
Gli incontri si fanno sui temi e non attorno a gruppi ristretti di persone.
Il Partito Democratico deve uscire da una logica che con la parvenza di garantire il pluralismo favorisce le divisioni.
Scegliamo pertanto i temi e discutiamone insieme sotto un'unica bandiera quella del più grande partito italiano d’ispirazione riformista, il Partito Democratico.